TODI – Sono trascorsi quasi trent’anni da quando un’équipe di ricercatori americani assegnò alla città il titolo di “città sostenibile” e dunque “ideale”, ma Todi continua ad attrarre ancora personaggi di assoluto rilievo. Raimondo Astarita, imprenditore, manager e giornalista pubblicista, a capo di importanti gruppi nazionali e con significative esperienze societarie, istituzionali e associative nel curriculum, è uno dei tanti tuderti d’adozione che hanno scelto la città di Jacopone quale ‘buen ritiro’, ma uno dei pochissimi che appoggia attivamente e concretamente le maggiori iniziative. Nessuna serata esclusiva in villa stile Capalbio: Raimondo, che trascorre nella residenza di Romazzano insieme alla sua compagna Valentina ogni fine settimana, preferisce andare in piazza, confrontarsi con i cittadini e lasciarsi coinvolgere nella vita della comunità locale. A lui abbiamo rivolto alcune domande per comprendere a fondo il suo impegno sociale nel territorio tuderte.
Dalla Capitale alla città di Jacopone: cosa l’ha spinto a scegliere Todi come sua dimora?
Todi è sufficientemente vicina per poter scappare dal caos di Roma e in poco tempo sentirsi in una realtà più vivibile… per me ormai da anni è un meraviglioso, rifugio ma anche il posto dove riesco a realizzare velocemente tutte le mie esigenze pratiche… giocare a tennis, fare la spesa con mia moglie, andare a teatro, frequentare gli amici… tutto senza avere problemi negli spostamenti!
Il suo impegno a favore di Todi, e soprattutto a sostegno dei giovani, è sotto gli occhi di tutti: molte iniziative sono state sostenute, anche economicamente, da aziende legate al suo nome, dal torneo di calcio a 5 alla Cena in bianco in Piazza. Perché questa attenzione?
Todi è una città meravigliosa, probabilmente sottovalutata da chi ci vive, ma molto coinvolgente per chi viene da fuori e come me vi investe tempo ed attenzione. Si avverte un fermento costante ma un po’ compresso. Molti giovani che ho incontrato desiderano mettere le loro energie per migliorarla, per renderla più moderna e funzionale, pur non dimenticando storia e tradizioni… gli amici della Loop mi hanno saputo coinvolgere con il loro entusiasmo e le loro idee concrete ed innovative, e da qui nascono le sponsorizzazioni della Cena in bianco, del torneo di calcio a 5 e di altre iniziative che verranno!
La Vart Comunication, da lei presieduta, è vicina anche all’Orchestra della Scuola Media “Cocchi- Aosta” e del Liceo “Jacopone da Todi”. Un sostegno importante, una sinergia da cui è nato anche il “Premio Vart Comunication” che viene attribuito ogni anno al concorso musicale “Jacopone da Todi”: come mai questa scelta?
Purtroppo stiamo vivendo anni di grande confusione sociale. Sono saltati degli schemi educativi che avevano consentito dal dopoguerra ad una ventina di anni fa di avere delle generazioni cresciute con una forte base di principi sani, di valori in cui credere: parlo anche semplicemente di rispetto e attenzione verso gli altri, oggi molto dimenticati soprattutto nelle grandi città. Todi ha sempre avuto delle istituzioni scolastiche di alto livello, e sia la Cocchi-Aosta che il liceo Jacopone sono di esempio per tutte le scuole della Regione per la loro organizzazione e le loro iniziative. Non potevo non coinvolgermi con il premio VART COMMUNICATION nell’aiutare l’Orchestra della scuola media, anche perché l’arte della musica è un supporto prodigioso per una maturazione culturale e intellettuale, e un eccezionale strumento di interlocuzione con gli altri.
Anche lo sport ha una voce importante nell’elenco delle iniziative da lei promosse. Può spiegarci la ragione di ciò?
Lo sport è sempre stata una priorità per me, anche perché coinvolge tutti a livello familiare. Il mio sogno è quello di realizzare a Pontenaia un villaggio dello sport che sia collegato all’Università degli Studi di Roma “Foro Italico”, con un’adeguata struttura medico-fisioterapica che possa indirizzare famiglie e ragazzi allo sport più appropriato. Credo, come ex presidente del calcio a 5 e attualmente come sponsor della squadra di calcio a 11, che una cittadella dello sport a Todi ottimizzerebbe le spese, garantirebbe la qualità dei servizi e la sicurezza: il problema è che purtroppo si continua a gestire tutto con le varie individualità, non si riesce a creare un coordinamento tra le varie attività sportive. E i giovani non possono subire il non rapporto tra adulti che si ripercuote inevitabilmente su di loro. I ragazzi di oggi devono anzi avere una visione, un progetto, e devono impegnarsi affinché le nuove generazioni siano più unite e collaborative delle precedenti, perché sono loro i protagonisti della società del domani.
Quali sono i progetti di sviluppo per il futuro? Può anticiparci qualcosa?
Siamo pronti ad una novità assoluta in occasione delle festività natalizie, una nuova tecnica di illuminazione del centro storico che consentirà di creare per la prima volta a Todi e in Italia un percorso di luci che partiranno dai Giardini Oberdan, proseguiranno per via Ciuffelli e arriveranno con effetti speciali, a dir poco travolgenti, in Piazza del Popolo. Una cosa mai vista a livello nazionale, un’esclusiva di Todi che renderà il Natale della città unico. L’accensione dell’illuminazione, in programma per l’8 dicembre, segnerà l’inizio di un progetto che porterà ad accendere altri angoli del centro storico e consentirà al turista di raggiungere anche monumenti meno conosciuti, come la chiesa dei SS. Filippo e Giacomo. Continueremo, inoltre, con le attività divenute tradizione, dal Veglionissimo di Carnevale al Teatro Comunale in stile panama “Il grande Gatsby” alla Cena in Bianco che ha ormai un respiro internazionale. Dall’estero arrivano già prenotazioni per i tavoli del prossimo agosto.
Quali sono i punti di forza, ma anche di debolezza, a suo parere, di questa città?
Il punto di forza principale è la sua bellezza, la posizione. Il solo fatto che per arrivarci devi salire, l’impegno nel raggiungerla ti lasciano senza fiato. Dispiace, dunque, non vederla unita: dissapori locali, antiche rivalità possono rallentare l’attività politica e comprimere la progettualità».
Tommaso Marconi e Giorgio Tenneroni