In occasione della terza edizione dello Jacopone Art Festival, gli studenti del Liceo ed il dirigente scolastico prof. Sergio Guarente incontrano il Professor Ernesto Galli della Loggia http://lnx.liceojacopone.it/jacoponeartfestival/
TODI- «La conoscenza, senza alcun fine pratico, produce cultura e questo è il suo aspetto più interessante» – così afferma lo scrittore Ernesto della Loggia presentando gli argomenti centrali della sua intervista: l’educazione ed il conseguente ruolo che la scuola assume. Lo storico ha esposto le sue tesi riguardo le tematiche sopracitate rivolgendosi agli insegnanti ed agli studenti che sono, rispettivamente, produttori e fruitori di cultura. Il termine rimanda ad un qualcosa che sta perdendo importanza nel corso del tempo a causa della svalutazione delle discipline umanistiche fondamentali per la riflessione ed il pensiero dell’individuo, senza avere alcuna ricaduta sull’aspetto pratico; è per questo che gli indirizzi liceali, negli ultimi anni, sono stati accantonati a vantaggio di un insegnamento professionale. Ad esempio, se venisse abolito lo studio della cultura classica a favore di una formazione esclusivamente tecnica, il singolo individuo sarebbe un automa, un robot e non più un soggetto pensante come è veramente tale. In base ad un’educazione completamente specifica, infatti, lo spirito critico e la capacità intellettiva andrebbero a diminuire considerevolmente abbassando di livello la figura umana.
L’editorialista del Corriere della Sera continua nella sua intervista affermando che il disprezzo nei confronti del pensiero, ha apportato delle modifiche all’interno della scuola le quali inizierebbero quel processo di disumanizzazione che lo scrittore denuncia. Questa critica è rivolta, indubbiamente, al Governo Italiano che, approvando nel corso del tempo certi tipi di riforme, ha permesso una trasformazione dell’educazione scolastica di cui è possibile osservare le conseguenze sul piano culturale. Un esempio è il fatto che la maggior parte degli studenti italiani dedicano poco tempo alla lettura a causa dell’atteggiamento incurante che l’ambiente scolastico adotta verso l’arte di leggere, prediligendo attività di gran lunga più inconsistenti. Egli, perciò, scaglia una dura critica ai nuovi metodi di studio, basati sulla tecnologia, che da una parte riducono notevolmente l’attività intellettiva e, dall’altra, sminuiscono l’importanza di oggetti portatori di sapere come il tradizionale sussidiario, oggi sostituibile con un tablet.
E’ necessario, dunque, un insegnamento che si focalizzi maggiormente sul valore oramai ignoto o poco considerevole della cultura, la cui etimologia latina, dal verbo colo (coltivare), indica che è qualcosa da “alimentare” e “nutrire” giorno per giorno attraverso l’ampliamento delle proprie conoscenze. La sua riflessione pessimistica circa il rapporto scuola-cultura combacia con quella riguardo alla relazione giovani-storia. Questo accade in quanto tra le materie umanistiche che Galli della Loggia ha precedentemente menzionato rientra anche quella storica. Egli ritiene che sia necessario un approccio più consapevole con questa disciplina, percepita il più delle volte come “cronaca”, una serie di nozioni e date privi di senso. In realtà, lo studio della storia permette ad ognuno di noi di comprendere al meglio la propria identità, grazie a ciò che ci ha preceduto riguardo all’aspetto politico e sociale.
In relazione a questa tesi,egli riporta l’esempio della nascita della Costituzione italiana: tutti conosciamo la data di stesura, ma siamo a conoscenza solamente in parte di quello che ha spinto realmente i redattori di questo testo fondamentale per l’Italia nel 1947. Ciò si baserebbe, secondo il nostro esperto, sulla fiducia verso i sani principi della famiglia, del rispetto verso il prossimo e della lealtà , anch’essi divenuti oramai labili come la cultura. A proposito, perciò, un ritorno al passato, alla tradizione del mos maiorum italiano di un tempo sarebbe vantaggioso sia per l’educazione scolastica sia per le relazioni instaurate all’interno della società.
Lo storico conclude la sua intervista lasciando un messaggio di speranza, seppur minima, a tutti i componenti della scuola, auspicando una didattica più improntata sull’esercizio del pensiero, ovvero l’attività peculiare dell’uomo, che lo differenzia da tutti gli altri esseri: in questo modo riaffiorerebbero ideali utili alla formazione del cittadino consapevole e giusto nelle sue azioni.