DIDATTICA A DISTANZA, PERICOLOSA SMANIA DI MODERNITÀ

-non omnes arbusta iuvant humilesque myricae.

non a tutti piacciono le cose semplici,

molte preferiscono complicarle.

TODI- Nelle scuole d’Italia e della nostra città sempre più continua la Didattica a distanza, da esperimento temporaneo a nuovo metodo di didattica per traghettare la ferita barca della scuola italiana all’altra riva e alla conclusione dell’anno scolastico.

La didattica a distanza: strumenti e criticità in una emergenza ...

Videolezione, che strana parola. Da chimera della scuola italiana a prassi rovinosa. Tanti pixel colorati uniti insieme, una traccia sonora, e una telefonata un tempo detta conferenziale. Queste sono le lezioni a distanza, un gobbo che dall’alto delle torri suona le campane dell’inopportunità e dell’alterigia.

Il fondamentale motivo per cui le video-“lezioni” non possono esser paragonate alle normali lezioni di classe, che da qui in avanti chiameremo per comodità lezioni frontali, sta nella forte differenza di ambienti. Se sin da bambini ci viene insegnato che “casa nasconde ma non ruba”, riferendosi all’eventuale scomparsa di oggetti nell’ambiente domestico, è anche vero che la casa ruba la nostra attenzione. Un rumore, una luce, un gesto o una voce dei nostri parenti o animali, un dovere o una manutenzione. Anche lo stesso aprire una finestra per cambiare aria è di per sé una distrazione. I docenti si impegnano, sprecano ore ed ore a studiare metodi per catturare l’attenzione in questa situazione, eppure è inutile, non si ha una cattedra o una lavagna da guardare.  L’aulico elemento stesso della cattedra, il banco più grande, il maggior tavolo posto di fronte agli altri scompare. Quella ieratica barriera che permette agli studenti di riconoscere un qualcosa a loro superiore non è presente nelle videochiamate, lì dietro a qualche pixel e freddi schermi di computer, tablet o cellulari, si è tutti uguali, tutti simili e ravvicinati.

In questa situazione, a tutti gli studenti, anche ai più pronti e capaci, manca l’attenzione scolastica, ma non è solo questo il fallimentare aspetto di questa didattica tanto fieramente ostentata dal ministero. Se infatti da un lato le distrazioni ed i rumori domestici portano all’abbassamento della soglia di attenzione e la mancanza di una vera e propria cattedra pone il docente allo stesso livello dello studente, quasi legittimandone il trattamento come un normale compagno di classe, che può essere tanto ascoltato quanto ignorato, dall’altro lato un atavico uso degli studenti italiani di mancare di rispetto e mal considerare la scuola come perdita di tempo, altro non porta che alla definitiva morte della didattica a distanza.

E pensare che la stessa parola scuola vuol dire proprio il contrario di perdita di tempo. Il termine infatti deriva da σχολή (scolè), che altro non significa che tempo libero, il tempo in cui rilassarsi al lontano dal lavoro e dagli impegni della vita, il tempo da dedicare allo studio e all’elevazione spirituale, ricordandoci che solo la conoscenza rende liberi.

Per quanto possano sembrare utili queste video-“lezioni” in realtà hanno un grande effetto contrario. Da circa 20 anni la tipica frase che le madri rivolgono ai figli è “non stare attaccato tutto il giorno alla televisione che ti fa male”, oppure “non giocare troppo tempo ai videogiochi che ti fa male”. Eppure la più larga maggioranza delle scuole italiane prova a fare la maggior parte del monte ore totale non pensando alle due più possibili e sistematiche controindicazioni che vi possono essere nel costringere gli studenti a utilizzare per un gran numero di ore gli schermi domestici.  Prima tra tutte vi è di sicuro la controindicazione che porta lo sconsiderato utilizzo dei dispositivi elettronici per ore sulla vista umana e sulla delicata conformazione dell’occhio, mettendo a rischio la salute dell’occhio stesso e la capacità visiva di studenti e docenti. Inoltre in una società con sempre maggiormente diffusi tra la popolazione giovanile danni posturali e precoci gobbe dromedariche non si deve dimenticare la terribile postura che spesso si assume nell’utilizzo di dispositivi elettronici e che presto ci porterà, chini su noi stessi, a muoverci in scenari posturali di dantesca memoria.

Occhi fissi su tablet e pc: rischio danni alla retina e ...

 La scuola in Italia è da sempre considerata, con alti e bassi e soprattutto tra enormi tagli, un’eccellenza per le materie trattate e il modo in cui vengono trattate, come similmente è trattato e considerato il nostro sistema sanitario, che sempre caricato di insulti, solo in questi giorni lo si sta riscoprendo come un’eroica eccellenza. Eppure, per quanto il nostro sistema scolastico sia eccellente, e la Scuola, quella con la esse maiuscola, sia un esempio per il mondo, siamo sicuri che sia questo il giusto modo e metodo per imparare e proseguire i nostri studi a distanza? 

Vi fu un tempo, nel dopoguerra, in cui i grandi letterati entravano nelle nostre televisioni e nelle nostre case, per aiutare ed educare chi per troppo tempo e da troppo tempo aveva dimenticato la scuola e chi era quasi o del tutto analfabeta. Ora i tempi sono cambiati e non possiamo sperare che queste video-“lezioni”, che il nostro Ministero della pubblica istruzione presenta come soluzione “optima massima et perfettissima” alla sostituzione della didattica frontale, possano essere efficaci come invece il Governo le definisce.

I veri frutti e i veri danni che questo sistema didattico emergenziale porterà è ancora presto per dirlo. Se vi possa essere un metodo alternativo, a noi il pensarci e ai posteri l’ardua sentenza.

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