L’8 marzo è stata la festa della donna, con la quale ricordiamo sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in molte parti del mondo. Questa festa è associata a quella del 25 Novembre, ovvero la Giornata Internazionale delle Violenze sulle Donne.
Sebbene le condizioni di vita e di lavoro delle donne siano molto migliorate dal dopoguerra ad oggi, la battaglia per la parità di genere non è ancora conclusa. Ripercorrere le tappe fondamentali della storia delle conquiste delle donne serve a due scopi principali: primo, sottolineare il fatto che questo è stato un percorso scandito da lotte durissime, andato a buon fine grazie alla determinazione e all’unione delle donne; secondo, mettere in evidenza tutto quello che ancora c’è da fare. La prima grande conquista delle donne in Italia è stata il diritto di voto nel 1946. La popolazione femminile viene ammessa per la prima volta a partecipare alle decisioni e alle scelte che riguardano la vita politica, ma si deve aspettare il 2006 per ottenere dei numeri rappresentativi della partecipazione delle donne in Parlamento. Nel 1948 la Costituzione sancisce l’uguaglianza dei diritti fra i sessi e negli anni ’50 e ’60 cominciano a diffondersi alcune importanti norme sulla tutela della lavoratrice madre.
Con la legge approvate nel 1975, conosciuta con il nome “Riforma del diritto di famiglia”, le donne conquistano un altro gradino: l’interruzione di gravidanza volontaria e il divorzio. Un tempo, se la donna restava incinta, la responsabilità era tutta sua, come se per concepire un bambino bastasse solo la madre. Tutto ciò, senza dimenticare che gli anticoncezionali femminili all’epoca erano vietati. Il divorzio è sempre esistito, ma solo l’uomo poteva decidere di separarsi dalla donna e non viceversa. Solo dal 1975 anche la donna può decidere se divorziare o meno dal marito, ma bisognerà aspettare addirittura il 1981 per l’abolizione del delitto d’onore; uccidere la moglie, la figlia o la sorella adultera e libera era infatti da considerarsi molto meno grave che uccidere qualunque altra persona. L’onore patriarcale era stato messo in discussione e dunque era da preservare, tutelare e ripristinare. Nel 1996, la violenza sulle donne si trasforma da reato contro la morale a reato contro la persona. Molto più recente è la legge sullo stalking (una serie di atteggiamenti tenuti da un individuo, detto stalker, che affliggono un’altra persona, perseguitandola, generandole stati di paura e ansia, arrivando persino a compromettere lo svolgimento della normale vita quotidiana), che risale al 2009. Nonostante in alcune zone del mondo siano stati raggiunti importanti obiettivi, la strada da percorrere è ancora lunga.
In Arabia Saudita, per esempio, i diritti negati alle donne sono incredibili: le donne non possono guidare né uscire di casa da sole; nello stato indiano del Gujarat le nubili non possono avere un cellulare; nello Yemen non possono testimoniare nei processi per adulterio, sodomia, furto e diffamazione; in Sudafrica la legge ammette che le bambine possano sposarsi, sempre che abbiano compiuto 12 anni…
In America Latina l’aborto è negato del tutto in alcuni Paesi e concesso in altri (Haiti, Honduras, Venezuela, Ecuador, Guatemala, Argentina e Paraguay), in altri ancora solo in caso di pericolo di vita o di stupro (Brasile e Panama). In Madagascar c’è uno specifico coprifuoco che obbliga le donne, e solo le donne, a starsene a casa dopo il tramonto.
In altre parti del mondo, in virtù del vincolo matrimoniale, è possibile costringere una persona a subire un rapporto sessuale contro la sua volontà (Bangladesh, Singapore, Sri Lanka, Birmania). In Israele la legge ebraica impedisce alle donne di chiedere il divorzio. In Giordania, Libano, Algeria, Tunisia e Iraq allo stupro si pone riparo non con la galera per il colpevole, ma con la «galera» per la vittima, perché la donna viene costretta al matrimonio «riparatore».
Una discriminazione molto comune riguarda la retribuzione sul lavoro, generalmente inferiore a quella dei maschi. Secondo dati forniti dalle Nazioni Unite in occasione dell’otto marzo 2016, in Europa le donne guadagnano in media il 16,1% in meno dei loro colleghi uomini, sebbene da 56 anni sia in vigore (in teoria) la parità di retribuzione.
Per l’Italia, già i troppi «femminicidi» dovrebbero suggerire che ancora c’è qualcosa che non va, come minimo.
Almeno una volta nella vita, una donna su tre in tutto il mondo ha subito violenza fisica o psicologica. La violenza sulle donne, solo da pochi anni, è diventato oggetto di dibattito pubblico; mancano leggi specifiche per contrastare seriamente questi atti disumani sulle donne, progetti di sensibilizzazione e di formazione. Le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali o culturali, e a tutti i ceti economici; questo vuol dire che la prevaricazione sulle donne interessa trasversalmente tutti i gradini della nostra società, senza distinzione alcuna. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il rischio maggiore per abusi fisici e sessuali verso le donne è rappresentato dai familiari, mariti e padri, seguiti dagli amici, vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro o di studio. Si può considerare violenza ogni forma di abuso di potere e controllo che si può manifestare come sopruso fisico, sessuale, psicologico, economico, violenza assistita e di matrice religiosa.
La redazione di Sottob@nco è stata invitata al convegno tenutosi in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza alle donne. In questa occasione il Coordinamento Donne Todi ha promosso un concorso in onore di Franca Viola, la prima donna che disse “no” al matrimonio riparatore. Con ciò si intendeva sensibilizzare i ragazzi al reciproco rispetto di coppia, stimolarli a una cittadinanza attiva, mostrando come la scelta coraggiosa di una giovane ragazza abbia modificato la percezione dei rapporti di genere nella società e abbia contribuito all’evoluzione della difesa dei diritti fondamentali della persona nel nostro ordinamento giuridico. Inoltre si voleva incoraggiare la fiducia nella legalità e la denuncia di eventuali abusi di cui le donne siano protagoniste o testimoni. Insieme ai ragazzi del 2BL è stata approfondita la figura di Franca Viola e l’evoluzione normativa sulla violenza nel corso degli anni. In totale sono stati presentati 8 lavori, individuali o a gruppi, in base alla libera organizzazione degli studenti, comprendenti due testi, un diario e uno a carattere argomentativo, un file audio, due video un video animato, una presentazione Google, un Power Point. Hanno partecipato a questo concorso un totale di 69 ragazzi delle scuole di Terni, Orvieto, Marsciano e Deruta. Inoltre, il 2BL ha vinto il secondo posto assoluto grazie ad un video animato intitolato “La forza di una donna” realizzato da Marta Mantilacci, Kamila Duka e Soumaia Abouzrou.
Con il Coronavirus la violenza sulle donne non diminuisce, anzi coloro che sono vittime di maltrattamenti sono obbligate a rimanere in casa con i propri partner. Così anche una casa, il luogo dove ognuno di noi dovrebbe sentirsi al sicuro e protetto, diventa un carcere. Donne prigioniere, costrette a convivere tutto il giorno con persone di cui hanno paura, affrontando un’emergenza all’interno dell’emergenza.
Secondo una rilevazione fatta dai centri Donne In Rete Contro la Violenza, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno le richieste di aiuto sono aumentate del 74,5%.
Seppure questo sia un tema ormai abbastanza trattato e discusso, troppe persone credono ancora che una violenza possa essere “meritata” o causata da un particolare atteggiamento della vittima. Non è uno sguardo, un rossetto o una gonna corta ad indicare il consenso e a giustificare una violenza. Ogni donna dovrebbe essere libera di vestirsi come più le piace, di uscire sola con le amiche senza la paura di essere aggredita. Ci sono ancora individui che ad uno stupro rispondono con un “se l’è cercata”, legittimando colui che commette una violenza, come se la donna fosse un oggetto e un uomo potesse decidere di usarlo a proprio piacimento. Nessuno ha il diritto di violare l’intimità di una donna, di umiliarla, di oltraggiarla, di sottrarle quanto ha di più caro; la libertà di scegliere. Per questo motivo la società non dovrebbe focalizzarsi sul comportamento delle donne, bensì sull’educazione dei ragazzi, che può avere un ruolo fondamentale nella crescita di un uomo. Si crede che il tema della violenza sia collegato a quello della virilità. È vero l’opposto.
La virilità è un’altra cosa: è una fermezza profonda, un coraggio particolare nell’affrontare la vita. Se vogliamo che la società si evolva, dovremmo davvero capire cosa significa rispettarsi l’un l’altro e imparare che non è la violenza a rendere forte un uomo, bensì il rispetto per se stesso e per chi lo circonda.