LA FERROVIA FANTASMA

TODI- Dall’anno 2017 le tratte ferroviarie Terni-Perugia e Perugia-Sansepolcro sono state sospese. I lavori sarebbero dovuti durare poco tempo e invece sono quasi quattro anni che abbiamo uno stato di completo abbandono della Ferrovia Centrale Umbra. E in particolare della locale stazione di Ponterio, dove la sterpaglia seguita a crescere tra i binari e alcuni vani, come la sala d’aspetto, sono esposti a ogni tipo di vandalismo. Quello che oggi ci chiediamo, e tutti si chiedono, è come sia stato possibile abbandonare completamente la tratta ferroviaria, non facendo manutenzione straordinaria per quasi 10 anni consecutivi e abbandonando binari e stazioni al loro destino.

Noi di sottob@nco abbiamo avuto la possibilità di fare alcune domande all’assessore ai lavori pubblici del Comune di Todi Moreno Primieri circa lo stato della Ferrovia.

Può parlarci della situazione generale della FCU?

Per prima cosa voglio fare un plauso per questa iniziativa sulla FCU che tiene sveglia l’attenzione su una realtà importante e secondo me strategica per la nostra Regione.

Inoltre, ricordo che la Ferrovia Centrale Umbra è una linea a scartamento ordinario in concessione, il cui tracciato di 153 Km si snoda  totalmente nel territorio della Regione Umbria, lungo la valle del Tevere ed è stata aperta a tratti dal 1886 al 1920.

Purtroppo, dopo 100 anni di onorato servizio, dal 12 settembre 2017 è un binario morto e non è dato capire quando riprenderà la circolazione su tutto il tratto ferroviario.

C’è stato solo detto che “per dare inizio ai lavori di ammodernamento non sarà possibile mantenere attivo il servizio, che sarà quindi sospeso e sostituito dagli autobus per un periodo di tempo non definito.

Perché c’è questo stato di completo abbandono?

Onestamente non è facile capire perché si sia arrivati a questo stato di cose, potremmo parlare molto dell’inefficienza della gestione della FCU, dei ritardi nell’attuazione dei progetti di ammodernamento, del perché ad un certo punto ci fu il passaggio alle motrici a gasolio con smantellamento della elettrificazione esistente dal 1920, poi ripristinata. Insomma tanti soldi pubblici spesi non sempre bene e con trasparenza.

È pur vero che uno dei problemi della ex FCU è stata la superstrada che, a lungo andare, ha reso superata la ferrovia; con la gomma impieghi la metà del tempo rispetto al treno che viaggia su una ferrovia lenta e tortuosa, essendo stata costruita un secolo fa.

Tuttavia, quello che ritengo di dover evidenziare è che i problemi in cui è sprofondata l’ex FCU sono di natura non ferroviaria. Infatti, l’ex FCU era una società ferroviaria autonoma, poi diventata il ramo ferroviario di una più vasta società regionale denominata Umbria Mobilità, a sua volta ceduta dagli enti proprietari a BusItalia.

Quindi va detto che la Ferrovia Centrale Umbra quando è entrata in Umbria Mobilità era una società  sana, che aveva raggiunto una propria autosostenibilità economica.

Allo stesso tempo Umbria Mobilità, creata con la fusione di sette società (Ferrovia Centrale Umbra, ATC, SSIT e APM e tre 3 società), per lo più del comparto dei trasporti su gomma, ha trasferito anche alla FCU tutte le proprie problematiche.

Giocoforza, anche anche l’unico comparto sano è stato trascinato nella voragine.

Questi gli aspetti economici del disastro che però fanno capo alle scelte politiche, in quanto parliamo di aziende pubbliche e municipalizzate. In pratica è stata fatta una fusione di società di cui non si conosceva l’esatto stato contabile, con l’avallo della Regione Umbria, che  magari ingenuamente credeva di fare economie di scala mai realizzate.

I flussi di denaro tra la Regione Umbra e BusItalia non si sono mai fermati, di fatto è continuato il versamento di soldi pubblici nelle casse di Bus Italia… Eppure i lavori sono completamente fermi. A cosa è dovuto ciò?

Dalle notizie dei giornali emerge che negli ultimi anni la Regione Umbria ha continuato ad erogare risorse per la manutenzione ordinaria delle infrastrutture ferroviarie, però queste manutenzioni non sono state fatte (dichiarazioni del direttore di Umbria Mobilità all’audizione della commissione del 3 luglio 2017).

In pratica si sono fermati soltanto i treni, mentre continua a scorrere il fiume di denaro dalla Regione. Questa è una cosa grave di cui qualcuno dovrebbe rispondere.

Verosimilmente è che questi denari sono serviti per saldare altri debiti, prima di Umbria Mobilità e poi di BusItalia.

Pensa che l’Umbria uscirà da questa situazione ? Come si pensa di procedere?

A questa domanda voglio rispondere subito dicendo che l’Umbria deve uscire da questa situazione, in quanto è tra le regioni d’Italia dove si usa meno il trasporto pubblico, quindi è sacrosanto far ripartire quanto prima la FCU.

A tale riguardo va detto che la Regione Umbria ha predisposto un Piano operativo di interventi d’intesa con il Governo nazionale per la riqualificazione e la messa in sicurezza dell’intera tratta della FCU. Le risorse messe in campo ad oggi sono circa 60 milioni di euro e garante dell’attuazione è Rete Ferroviarie Italiane S.p.A. (RFI) in qualità di soggetto attuatore. Tuttavia, secondo l’assessore regionale ai trasporti Melasecche serviranno oltre 300 milioni di euro per completare i lavori su tutto l’asse ferroviario.

Si tratta di una importante mole di risorse che dovrebbe consentire di operare un investimento strategico sull’intera infrastruttura regionale, con l’obiettivo di interconnettere FCU con l’infrastruttura ferroviaria di competenza dello Stato, con evidenti benefici relativamente all’abbattimento dei tempi di percorrenza e alla qualità del servizio.

La situazione è in mano a RFI (Rete Ferroviaria Italiana) che si spera voglia investire in tempi celeri sull’ammodernamento della FCU che rimane strategica non solo per l’Umbria, essendo inserita nell’asset delle ferrovie nazionali strategiche.

Purtroppo va detto che nel frattempo sono saltati tutti i cronoprogrammi. Il 2019 avrebbe dovuto vedere la rinascita della Ferrovia Centrale Umbra ed il definitivo passaggio dalla gestione da Umbria Mobilità a Rete Ferroviaria Italiana, invece, solo in questi giorni, sono ripresi i lavori della linea Perugia Sant’Anna – Ponte San Giovanni, che si prevede possano essere finiti entro il 2022.

Non possiamo pensare che i due capoluoghi di provincia restino collegati solo con le FS nella tratta che passa per Foligno. Non tanto per una questione di 20 Km in più che si percorrono da Terni a Perugia, passando da Foligno, quanto  per non lasciare senza alternativa una parte consistente della popolazione Umbra che, dall’Alto Tevere fino a Terni, si troverebbe soltanto a doversi servire di un trasporto pubblico su gomma.

L’auspicio è che FCU torni presto a trasportare studenti, lavoratori e turisti con notevole  aumento dei servizi e beneficio ambientale.  

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