Un fenomeno in allarmante crescita,
uno studente su due preso di mira.
VITTIME DI CYBERBULLISMO

TODI- Il bullismo è un fenomeno in allarmante crescita. Nell’ultimo anno, secondo i dati Istat, il 52,70%-un ragazzo su due- è stato preso di mira almeno una volta ed il 9,10%- uno circa su dieci- ha subito atti di bullismo con cadenza settimanale. Con la parola “cyberbullismo” si definisce il bullismo online: consiste in un insieme di atti volontari e ripetuti, attuati attraverso Internet e social. Proprio per sensibilizzare gli studenti della nostra scuola su questo fenomeno, il dirigente scolastico ha promosso una conferenza, tenuta dal dottor Federico Pettinari e dalla professoressa Michela Pieroni in cui sono state coinvolte le classi seconde di ogni indirizzo. Questo incontro è servito agli studenti per conoscere meglio ciò di cui si parla e per avere indicazioni su come tutelarsi navigando in internet. Tra i consigli dati quello di prestare molta attenzione nel rilasciare informazioni personali nel momento in cui si accede a siti, social e chat. Prima di inserire dati sensibili in una pagina web, infatti, si deve verificare la presenza di indicatori che ne attestino la sicurezza. Utilizzare i social network, molto frequentati dagli adolescenti, con la massima prudenza e rispetto diventa prioritario: si deve prestare molta attenzione nel pubblicare foto o video con informazioni personali e, soprattutto, limitarne la visione. Obiettivo dei cyberbulli è anche quello di far circolare proprio in internet foto spiacevoli o altro materiale offensivo, tali da costituire un grave danno psicologico alla vittima. Questo fenomeno si presenta sin dai primi anni dell’adolescenza: la fascia anagrafica più esposta al rischio, infatti, sembra essere quella compresa tra i 12 e i 14 anni. Purtroppo questo tipo di bullismo si presenta in varie categorie: ‘flaming’, messaggi online violenti e aggressivi; denigrazione, lo sparlare di qualcuno mirato a danneggiare la sua reputazione, e in molti casi, ciò avviene proprio sui social network; ‘impersonation’, sostituzione di persona, il farsi passare per qualcun altro per spedire determinati messaggi; cyber-persecuzione, molestie e denigrazioni ripetute mirate a incutere paura. Alcuni dati hanno evidenziato un maggiore rischio da parte delle ragazze di essere vittime di soprusi: il 6,2%, infatti, dichiara di essere stata vittima di cyberbullismo; d’altra parte, solo l’1,1% dei ragazzi dichiara di esserlo stato. Altro dato particolarmente rilevante è che il 15% di ragazzi ha ricevuto “messaggi brutti di testo”, contro il 27% delle ragazze. Il cyberbullismo determina nelle vittime un danno esistenziale: le conseguenze sono varie, si parte dall’essere diffidenti ad avere paura dei gruppi numerosi, dei luoghi affollati, fino a giungere alla perdita totale dell’autostima così da compromettere la vita individuale e relazionale. In casi estremi, ma negli ultimi anni molto frequenti, si arriva persino al suicidio. La persona colpita frequentemente da offese non riesce più a sopportare gli attacchi e, sentendosi inadeguata e sbagliata, decide di togliersi la vita. Purtroppo anche il bullo, la persona che colpisce, ha un trascorso di vita per niente facile. Cerca di danneggiare l’altro per ricoprire le proprie mancanze. Ma per evitare che ciò accada è necessario che i ragazzi presi di mira parlino con la propria famiglia e la mettano al corrente di quanto succede nelle loro vite e anche i genitori devono essere maggiormente partecipi delle vite dei propri figli e chiedere spesso come vanno le cose. Da una ricerca condotta da Eu Kids Online emerge, infatti, un divario sensibile tra i comportamenti effettivi online dei ragazzi e la percezione che ne hanno i genitori; se questi ultimi si sentono sicuri e capaci di gestire il controllo dei propri figli in rete, sembra che i ragazzi seguano molto poco i consigli degli adulti. “Gli educatori in alcuni casi hanno rinunciato al ruolo di guida che dovrebbero ricoprire anche per ciò che attiene all’utilizzo delle tecnologie e dei social network”, sono queste le parole di Sonia Montegiove, presidente di Libre Italia onlus impegnata nella divulgazione dell’uso consapevole delle tecnologie. “Forse nel timore di non essere all’altezza della situazione e forse per ritenere i propri figli più abili e capaci di loro, genitori e insegnanti li hanno lasciati troppo spesso soli senza competenze e conoscenze degli strumenti, dei rischi e delle opportunità”.  Non aiuta il fatto che l’82% dei genitori ritenga «altamente improbabile» che i propri figli possano imbattersi in situazioni spiacevoli; solo il 21% dei genitori predispone filtri e blocco ai siti e di questi solo il 15% tiene traccia della cronologia dei siti web visitati dai propri figli. Ma attenzione. Gli atti persecutori, la diffamazione online, le ingiurie, le molestie e il furto d’identità sono considerati reati punibili, perciò dai 14 ai 18 anni si risponde delle proprie azioni dinnanzi al tribunale dei minori e si può essere condannati ai lavori socialmente utili. Questo perché in Italia non esiste ancora uno specifico reato di bullismo o cyberbullismo, proposte di legge che prevedono conseguenze punitive più o meno repressive sono ancora in discussione in Parlamento. Per arginare il fenomeno ed aiutare le vittime anche in modo anonimo, il MIUR (Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca) ha istituito lo sportello “S.O.S. BULLISMO”, al numero verde 800669696.

Giulia Tiburzi

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