Sergio Guarente, Nietzsche e Michelstaedter “terapeuti” della modernità infelice. Leggendo L’Anticristo e La persuasione e la rettorica, Morlacchi Editore, Perugia, 2016
PRESENTAZIONE
Questo saggio filosofico di Sergio Guarente è incentrato sul “sotterraneo” ma ineludibile legame tra Friedrich Nietzsche e Carlo Michelstaedter, che concerne, in primo luogo, l’“urgenza” etico-politica della definizione di una diagnosi – e conseguentemente di una terapia – della “malattia” della modernità infelice, con la sua inautenticità e il suo impedimento alla possibilità di una vita autentica e liberata. In tal senso, L’Anticristo e La persuasione e la rettorica costituiscono le opere emblematiche, puntualmente analizzate nei primi due capitoli del saggio, della comune disamina dei due pensatori, riguardante il drammatico stadio di décadence a cui è giunta la civiltà borghese. Ma, se entrambi gli autori cercano, con appassionata “radicalità”, di intravedere l’impervio sentiero della liberazione e del ritrovamento di un nuovo modello di esistenza, profondamente “palingenetico” rispetto agli esiti decadenti e “patologici” della modernità, divergenti e non conciliabili appaiono le rispettive terapie, le vie al raggiungimento della salute. Il terzo e conclusivo capitolo del saggio, infatti, si focalizza su un avvincente e originale confronto, al tempo stesso teoretico ed esistenziale, tra la scelta terapeutica, per Nietzsche, dell’ancoraggio del superuomo alla fedeltà alla terra, ricettacolo della prorompente affermazione della vita e dei suoi istinti primigeni, e, per Michelstaedter, del viaggio rischioso ma inebriante verso il regno del mare, luogo utopico della vita autentica del persuaso, che la terra della rettorica, ammantata di violenza, conculca e impedisce.
Sergio Guarente
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