TODI – La tematica dei diritti umani è senz’altro una delle più dibattute nella società odierna. La nostra scuola, consapevole dell’importanza di tale argomento nella formazione culturale dei giovani, ha cercato di sensibilizzare i propri studenti attraverso la partecipazione, per il secondo anno, allo Human Rights International Festival. Il festival si è tenuto dal 25 al 28 gennaio, con la proiezione di 9 lungometraggi e 13 corti da tutto il mondo, tra cui tre anteprime mondiali, cinque europee e una italiana.
Quattro giorni di cinema documentario sul tema dei diritti umani per riflettere su tematiche attuali spesso dimenticate e per conoscere la nuova cinematografia che se ne fa portavoce, in uno scenario suggestivo come la città di Todi. I luoghi privilegiati sono stati il cinema Jacopone, la Biblioteca Comunale, il teatro “Nido dell’Aquila”, la Sala delle Pietre e la chiesa di San Filippo e Giacomo.
I promotori dell’evento, Teatri di Nina e Own Air srl, hanno confermato importanti collaborazioni per il Festival e per la città poiché all’iniziativa hanno partecipato anche UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), Cittadinanzattiva onlus, la Lega Italiana dei diritti dell’uomo, Save the Children e DocU (Documentaristi Umbri). La direzione artistica è stata affidata a Francesco Cordio.
Tre giurie hanno decretato i vincitori del festival per le due categorie di film in concorso: lungometraggi e cortometraggi. Gulistan, Land of roses di Zayne Akyol e Refugee Era di Husniye Vural per la sezione documentari, Beauty, Courage and Strength in the occupied West Bank di Glorianna Ximendaz e Moriom di Mark Olexa e Francesca Scalisi per i cortometraggi. Il premio per la migliore colonna sonora, offerto da FlipperMusic, è andato a La vida despues de Guantanamo di Esteban Alfredo Cuevas. Gli studenti hanno premiato Ketermaya di Lucas Jedrzejak e Un Lungar di Iván Fernández de Córdoba.
Ma il Festival è stato anche un’esperienza importante per gli studenti. Infatti, a colloquio con gli organizzatori dell’evento, è emerso che «la partecipazione è stata abbastanza ampia, anche grazie ad una giuria composta da giovani». Un’iniziativa senz’altro formativa, dunque, che ha permesso di dare voce alle loro opinioni e all’entusiasmo che l’evento ha loro trasmesso.
Ma non solo giovani in questa manifestazione. Hanno partecipato, infatti, anche vari personaggi di un certo prestigio, tra cui il cantante Daniele Silvestri, che in un’intervista ha voluto ricordare come «purtroppo la storia dell’uomo è fatta di episodi incredibilmente drammatici, sia a livello individuale che collettivo». E ciò non va dimenticato. Al giorno d’oggi è importante, infatti, parlare di diritti dell’uomo, sensibilizzare le persone di tutte le età e di ogni nazionalità, poiché spesso questi stessi diritti vengono violati, e in molti non si rendono conto dell’importanza della loro quotidiana valorizzazione.
Ai nostri microfoni ha parlato anche Matteo Natili, il quale ha assistito di persona alla proiezione del cortometraggio Il sogno olimpico di Samia, prodotto da una TV olandese e incentrato sulla storia di una giovane atleta di Mogadiscio che ha partecipato alle Olimpiadi di Pechino e che, sola, ha intrapreso il viaggio di ottomila chilometri, l’odissea dei migranti dall’Etiopia al Sudan e, attraverso il Sahara, alla Libia, per arrivare via mare in Italia. Una storia toccante e alquanto rilevante nell’ambito dei diritti umani, perché la giovane è morta affogata tuffandosi da un barcone prima di riuscire a raggiungere la sorella, e con essa la salvezza; una storia raccontata da Giuseppe Catozzella nel suo libro Non dirmi che hai paura (Premio Strega Giovani 2014), che ricalca per molti aspetti – ma fortunatamente non per l’epilogo tragico – quella del ventenne Abdul, un ragazzo sempre di nazionalità somala che è stato ospite per più di un anno della Caritas di Todi (la cui attività è raccontata in questo numero di Sottob@nco
nell’articolo di Natalie Greene e in quello di Giulia Mannaioli). Abdul gareggiava nella stessa squadra di Samia, ha rappresentato il suo Paese nel 2011 ai Campionati del mondo di atletica leggera, in Corea del Sud e, quando il suo viaggio verso un futuro migliore lo ha condotto a Todi, per diversi mesi si è allenato negli impianti sportivi di Pontenaia seguito da Matteo, suo preparatore atletico. La storia di Abdul, raccontata da una troupe della televisione pubblica olandese, è stata ricordata proprio nel corso della proiezione del fuori concorso, cui ha partecipato Matteo ma anche Marcello Rinaldi, presidente nella Caritas.
Ma questi sono solo alcuni esempi di diritti umani negati. Nel mondo troviamo tutti i giorni casi del genere, e molto spesso in zone poco popolate, o comunque nel silenzio stampa. Dunque non dimentichiamocene, diamo vita a questi diritti e più voce a questi accadimenti, perché si verifichino il meno possibile in un futuro vicino.
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