Intervista a Federica Angelantoni, amministratore delegato ASE
CHIAMATELO “ARCHIMEDE”

Tubo RicevitoreTODI – È una delle eccellenze italiane a livello mondiale nel settore delle energie alternative. Ed è a pochi passi da noi. L’Archimede Solar Energy, azienda del gruppo Angelantoni Industrie, è specializzata nella fornitura di tubi ricevitori solari per impianti in grado di generare energia elettrica con la tecnologia del solare termodinamico. È stata fondata formalmente nel 2007, anche se il lavoro dell’Angelantoni Group in questo settore è iniziato qualche anno addietro attraverso la collaborazione con l’Enea (Ente Nazionale Energie Alternative) perché, avendo vinto una gara, era stato coinvolto in un’attività di ricerca e sviluppo del tubo ricevitore.

Creati i primi prototipi e arrivato il momento di immettere i prodotti sul mercato, l’ENEA, in quanto ente di ricerca, non poteva commercializzarli, pertanto ha chiesto all’Angelantoni di farlo. È in quel momento che è stata creata una società ad hoc: la Archimede Solar Energy.

A spiegarci i dettagli Federica Angelantoni, amministratore delegato di ASE.

«Il nome di questa azienda – afferma – è dovuto al fatto che il principio di funzionamento degli impianti solari termodinamici si basa sulla concentrazione, attraverso specchi a forma parabolica, dell’energia solare e sul conseguente riscaldamento di un fluido la cui energia termica è accumulabile e in grado di produrre vapore, attivare le turbine e generare elettricità. Specchi che, per l’appunto, furono studiati da Archimede teorizzando il principio di convergenza del fuoco della parabola». Un’ulteriore motivazione per cui la società prende questo nome è che la prima produzione di pannelli dell’Archimede era stata spedita in una centrale vicino Siracusa che aveva questo nome, per cui si è optato per la scelta dell’attuale denominazione.

Da un lungo e piacevole colloquio con Federica è emerso che l’Archimede Solar Energy sia attualmente l’unico produttore di tubi ricevitori solari a sali fusi e che ad oggi esistono due diversi tipi di tubi, quello precedente ad olio diatermico e l’attuale; si è passati dal vecchio al nuovo sistema poiché il primo presentava varie problematiche nella gestione degli olii incandescenti, estremamente pericolosi per l’ambiente e, inoltre, non riusciva a raggiungere temperature molto elevate a differenza di quello moderno.

L’impianto è formato da una linea di specchi a forma parabolica, nel cui fuoco vengono posizionati dei segmenti di tubi, che devono essere in grado di ottimizzare la radiazione solare; al loro interno scorrono i sali fusi che, salendo di temperatura, accumulano calore fino al raggiungimento di 550°. Arrivati alla fine dei segmenti di tubi, i sali incontrano dell’acqua e, attraverso uno scambiatore di calore, il fluido incandescente genera vapore il quale muove delle turbine producendo energia elettrica.

La differenza principale rispetto alle comuni centrali elettriche è che qui non è bruciato alcun combustibile fossile per generare il vapore, che viene generato semplicemente dalle radiazioni solari. La particolarità della tecnologia di Archimede è che di giorno si può scaldare più fluido di quanto ne venga effettivamente utilizzato e che, conservandolo in serbatoi, vi si può attingere di notte per avere una produzione continua anche quando non è presente la radiazione solare.

Già nel primo decennio degli anni 2000 l’Angelantoni stava cercando di entrare nel settore delle rinnovabili, grazie alla particolare sensibilità mostrata da sempre verso l’ambiente, e quando si è presentata l’opportunità ha saputo coglierla al volo, consapevole dei vantaggi e del fatto che fosse una tecnologia innovativa.

«La tecnologia del solare termodinamico – spiega ancora Federica Angelantoni –  ha le sue più grandi prestazioni in Paesi dove c’è molto sole, molto calore e grandi spazi di terreno, tipicamente nelle zone desertiche del mondo; rispetto ad altre tecnologie non è certamente la più economica, però offre dei vantaggi notevoli nella continuità di produzione di energia elettrica che altri impianti non possono garantire».

Il primo impianto al quale ha fornito tubi ricevitori solari a sali fusi, come detto sopra, è quello in Sicilia, per una potenza di 5 MW; in seguito ha prodotto impianti per l’India (10 MW) e ha appena completato quello per l’Arabia Saudita (30 MW), mentre sono in costruzione gli impianti per la Cina (55 MW) e per l’Egitto; è inoltre previsto un impianto per la Spagna.

La più grande commessa è quella cinese, dove Archimede ha costruito prima un impianto dimostrativo in piccola scala, per far conoscere al cliente la nuova tecnologia, e in seguito ha venduto al cliente sia i tubi che una consulenza sulla progettazione dell’impianto stesso.

L’impianto in Cina ha senza alcun dubbio aperto delle grandi opportunità nel mercato del settore, che è molto vasto e nel quale le nuove tecnologie sono ben viste, anche se sembra di capire che alcuni Paesi siano un po’ restii a lanciarsi in questa nuova avventura.

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