“METTI VIA QUEL CELLULARE”

TODI – L’autore, Aldo Cazzullo, si rivolge a tutti i ragazzi e suggerisce loro di non confondere il mondo reale con quello digitale. Mette il lettore di fronte a due prospettive e a due pensieri diversi riguardo al cellulare e alla rivoluzione che ha portato nelle nostre vite. Non è il solito romanzo, è un dibattito e per accentuarlo le risposte dei due ragazzi, graficamente, sono impaginate come un messaggio di WhatsApp.

Il padre – Aldo, appunto – li sollecita a staccarsi dal cellulare, dai videogiochi e dagli strumenti elettronici, i suoi figli, invece, ribattono che sono utili ed essenziali per la quotidianità. Ne nasce un dialogo serrato sui rischi e sulle opportunità del nostro tempo: la cattiveria online, gli youtuber e l’elogio dell’ignoranza, i cyberbulli, gli idoli del web, i padroni delle anime da Facebook ad Amazon, l’educazione sentimentale affidata a YouPorn, la distruzione dei posti di lavoro e della cultura tradizionale, i nuovi politici da Trump a Grillo, sino all’uomo artificiale, ma anche le possibilità dei social, i nonni che imparano a usare le chat per parlare con i nipoti, la rivolta contro le dittature, la nascita di una gioventù globale unita dalla rete. «Siete una generazione con lo sguardo basso. Il cellulare in realtà è uno specchio», afferma Aldo Cazzullo che considera gli smartphone simbolo del narcisismo. Le persone hanno il continuo bisogno di controllare i telefoni e non a caso pubblicano selfie sui social per essere guardati e sentirsi ammirati. Sua figlia Rossana ribatte che anche lei pubblica appunto foto su Instagram, ma lo ritiene un modo di raccogliere ordinatamente i suoi scatti più belli, per poterli rivedere anche a distanza di anni.

Lo scrittore sottolinea quanto sia dannoso il web e quanto sia ingenuo confessare le proprie paure, i timori su internet. «La rete non è così pericolosa, perché per esempio alcune persone, soprattutto adolescenti, vedono nel web un rifugio e altri, che magari non hanno contatti con il mondo esterno, trovano il coraggio di uscire per un contatto diretto con la realtà», dichiarano i due ragazzi.

La critica principale che fa Aldo Cazzullo è che prima di imparare a leggere e a scrivere i nativi digitali apprendono come si usano i cellulari. I ragazzi non leggono più libri, non vanno più a teatro e guardare film della durata di due ore è considerato eccessivo, semplicemente per il fatto che un video su Youtube dura meno di tre minuti. La vita si è trasformata in un susseguirsi di avvenimenti veloci. Rossana e Francesco rispondono che tutti i libri si trovano su internet, anche i grandi classici come La Divina Commedia, e sono molto pratici, perché avendoli sul cellulare in forma digitale possono essere sempre a portata di mano. In questo modo possono anche comunicare con i loro nonni nonostante l’enorme distanza, perché hanno imparato ad utilizzare Whatsapp.

Appunto non sono solo gli adolescenti a fare uso dei cellulari ma anche gli stessi adulti che li rimproverano. La rete e gli strumenti digitali non devono essere per forza demonizzati ma bisogna ragionare sui pro e sui i contro. Attraverso internet si possono conoscere persone nuove, fare amicizia e addirittura trovare l’amore della propria vita.  Si deve anche capire che il pericolo è in base all’utilizzo che se ne fa, sono le persone ad alzare o abbassare il grado dei rischi che si corrono.

Indubbiamente gli smartphone agevolano la nostra quotidianità: invece di passare ore in biblioteca, per esempio, possiamo digitare quello che ci serve su Google e abbiamo tutto a disposizione. Nonostante gli enormi vantaggi che ci vengono offerti, è comunque opportuno (e necessario) distinguere la vita reale da quella virtuale, due lati completamente diversi ma per niente indivisibili.

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