TODI- In un momento difficile quale quello che stiamo vivendo, segnato da solitudine ma anche da riflessione, la letteratura assume un ruolo centrale nella vita dell’uomo. Ed è proprio in questo 2020, l’anno del Covid, che a vedere la luce è la nuova fatica letteraria del Dirigente Scolastico del Liceo “Jacopone da Todi” Sergio Guarente, dal titolo “Trilogia del poetico. Tre azioni teatrali tra vita e poesia”, edita da Morlacchi Editore e arricchita da una prefazione di Gianluca Prosperi, un libro che fa parlare alcuni grandi personaggi ponendoli a confronto con i loro “doppi”, che si tratti della proiezione di sé o di un alter ego reale o immaginario.
Un’opera che «nasce da una vera e propria urgenza interiore, vale a dire la volontà di indagare, attraverso la scrittura teatrale, il nesso avvincente tra l’esistenza personale di alcuni poeti rappresentativi e la loro avventura letteraria, evidenziandone le consonanze e gli scarti, ove l’urgenza della vita può fungere da sorgente dell’ispirazione poetica, ma anche da repulsivo controcanto della vocazione all’assoluto della Poesia», come lo stesso Guarente scrive in una nota alla Redazione di Sottob@nco.
Professor Guarente, abbiamo già accennato in parte a quello che costituisce il “fil rouge” della sua nuova opera. Ma cerchiamo di entrare nel dettaglio, analizzando i protagonisti della “Trilogia del poetico” e approfondendo il nesso che lega l’esistenza personale di alcuni poeti rappresentativi e la loro avventura letteraria.
Nella prima azione teatrale, dal titolo L’ultimo sogno di Marlowe, ho immaginato che il poeta e drammaturgo elisabettiano Christopher Marlowe, nell’ultimo giorno della sua vita destinata ad una tragica fine, avvenuta a Deptford il 30 maggio 1593, incontri in sogno Faust, il suo personaggio più celebre ed emblematico, in un serrato dialogo dedicato al tema della ricerca dell’assoluto attraverso la ribellione alle imposizioni dogmatiche promananti dalla religione e dal potere, con la prospettiva della sconfitta finale del tentativo di travalicare i limiti umani, che neanche il balsamo della Poesia può evitare. In Una passione all’inferno, la seconda azione teatrale, ho “ricostruito” drammaturgicamente l’ultimo incontro tra Arthur Rimbaud e Paul Verlaine, avvenuto a Stoccarda il 4 marzo 1875, da me inteso come il momento culminante di uno dei più intensi e tormentati sodalizi amorosi e poetici nella storia della letteratura mondiale; la passione che ha avvinto i due grandi poeti, contraddistinta da un legame erotico e letterario che ha scandalizzato la società del tempo, incentrandosi sulla sfida alle convenzioni e all’ipocrisia dell’ordine borghese, esplode nell’inferno dell’assurdità del vivere e dell’impossibilità di accedere congiuntamente all’assoluto poetico”.
L’opera prosegue con la narrazione, per mezzo di un’invenzione letteraria, dell’ultima notte di vita cosciente della tormentata poetessa Emily Dickinson…
Nella terza azione teatrale, intitolata Emily e il suo doppio, ho adottato una peculiare invenzione letteraria, per cui ho colto Emily Dickinson nell’ultima notte di vita cosciente, il 12 maggio 1886, a colloquio con il suo doppio, una giovane donna proiezione fantasmatica della poetessa, parto di una immaginazione strabiliante; nella stanza della magione di Amherst, in cui la Dickinson ha vissuto una autoreclusione fortemente voluta, il confronto con il proprio doppio Sophia mette a nudo gli aspetti più intimi e rivelatori della vicenda umana e letteraria della poetessa, che ribadisce sino all’ultimo respiro una dedizione esclusiva alla Poesia e alla sua promessa di immortalità.
Le opere finora scritte, sette in tutto, spaziano dalla letteratura alla filosofia, evidenziando anche una certa poliedricità di Guarente scrittore e saggista…
In effetti, da questa elencazione, emerge, per così dire, la mia “doppia natura” di scrittore, in cui si alternano la produzione di opere in cui si estrinseca la mia vena letteraria e immaginativa e la stesura di saggi critici in cui si evidenzia la mia seconda “natura” di studioso di filosofia che si ripromette di approfondire in termini “accademici” alcuni snodi teoretici decisivi per la comprensione dell’umano e dell’esistenza. La Trilogia del poetico segna, in questa oscillazione tra le mie due “nature”, il ritorno all’invenzione e al richiamo della letteratura; tuttavia, è accomunata alle opere che la precedono da un “filo conduttore” che attraversa la mia attività di scrittore, rappresentato da un personale percorso culturale che scaturisce da precise urgenze esistenziali circa il significato ultimo dell’essere e del vivere, in cui agiscono di concerto immaginazione letteraria ed esercizio critico del pensiero.
Poco più su si accennava al particolare momento che stiamo vivendo, uno dei più difficili nella storia dell’uomo contemporaneo. E allora Le chiedo: qual è, secondo Lei, il ruolo che la lettura e la cultura possono avere in delicate contingenze come questa?
A mio avviso, la lettura e la cultura costituiscono un conforto fondamentale per ciascuno di noi, in particolare quando si tratta di affrontare dei momenti difficili, come quello che stiamo vivendo in relazione alla terribile pandemia in atto. Infatti, la pratica della lettura e la dedizione alla cultura ci consentono, attraverso l’incontro con i grandi scrittori, filosofi, scienziati, di “scavare” nel nostro vissuto personale e di dare rilievo all’essenziale, al profondo, allontanandoci dalla frivolezza della “chiacchiera” e dalla vanità del conformismo. In tal modo, possiamo riappropriarci della nostra autenticità e dare un nuovo significato al vivere, a partire dal rinnovamento della nostra relazione con gli altri. In altri termini, la lezione del passato e l’evolversi del pensiero umano, che i libri ci tramandano, sono una sorta di “linfa” vitale che nutre e sorregge la nostra anima quando l’esistenza ci presenta le sue dolorose asperità e le sue imprevedibili manifestazioni. La lettura, interrogando in profondità il nostro essere, ci dona l’indirizzo e l’orizzonte in cui rapportarci alla vita e riempirla di senso.
Autore poliedrico, il Professor Sergio Guarente inizia la propria avventura da scrittore nel 2013 con la pubblicazione della azione scenica L’anima del sogno o il sogno dell’anima.Freud vs Jung (Guardastelle Edizioni, 2013), poi confluita nella Trilogia delle idee. Tre saggi teatrali fra vita e filosofia (Guardastelle Edizioni, 2015), assieme alle piècesVertigo spinoziana. La vita con gli occhi di Baruch Spinoza e Mysterium Amoris. Gli occhi di Hannah Arendt e la luce di Martin Heidegger, accomunate, come indicato dal titolo generale, dall’ineludibile e problematico nesso tra le condotte esistenziali dei filosofi trattati e le loro elaborazioni dottrinali. Le due opere successive, NietzscheeMichelstaedter “terapeuti” della modernità infelice. Leggendo L’Anticristo e La persuasione e la rettorica (Morlacchi Editore, 2016) e Verso il mare del bello. Il viaggio dell’Eros platonico nel Simposio e nel Fedro (Morlacchi Editore, 2017), sono invece dei veri e propri saggi filosofici, di impianto critico-analitico, sotteso da puntuali riferimenti testuali e bibliografici. Quindi, è stato pubblicato il “racconto filosofico” I Dialoghi dell’eschaton. Limen, Finis terrae, Pulvis et umbra (Morlacchi Editore, 2018), in cui il protagonista Francesco, un intellettuale avviato verso il tramonto della vita, dibatte, in uno stupefacente “viaggio metafisico”, circa il senso escatologico del nostro destino terreno con una giovane donna che personifica la Fine, con Plotino e con Didone. Il ritorno alla saggistica avviene con l’opera L’abisso del nulla e il suo rimedio. Leopardi, Unamuno, Nishitani, in cui viene affrontata la questione abissale del nulla – e del rimedio all’angoscia dell’annichilimento – attraverso l’analisi del pensiero di tre straordinari e paradigmatici “esegeti del nulla”, Giacomo Leopardi, Miguel de Unamuno, Keiji Nishitani, per ciascuno dei quali il “filo conduttore” della trattazione, pur non trascurando la loro opera complessiva, è costituito dai rispettivi capolavori filosofici (le leopardiane Operette morali, il saggio unamuniano Del sentimento tragico della vita negli uomini e nei popoli, il volume La religione e il nulla del filosofo giapponese).
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