TODI- La barbieria di Corso Cavour, o più comunemente detta col nome del proprietario, “Paolo”, è sicuramente uno dei luoghi più osservati ed apprezzati da tuderti e turisti.
Il fascino delle sue decorazioni e di quell’ambiente di un’epoca passata ci riportano indietro di secoli: probabilmente, infatti, è la barbieria più antica d’Italia.
La sua storia inizia nel lontano 1869, aperta da Vespasiano Morandi, patriota e cugino di Luigi Morandi, senatore, filologo e precettore di Vittorio Emanuele III. Fu covo di repubblicani, mazziniani e carbonari appartenenti alla “vendita di Todi”. Lo stesso Vespasiano Morandi, di forte fervore politico, veniva soprannominato “Coccapiellere”. Tra i principali clienti vi erano Eleuterio Branzani e Paolo Leli.
Nel 1885 Morandi si recò a Torino insieme al falegname Paride Corelli per prendere spunto da quelle che erano considerate le migliori barbierie d’Italia e copiarne le insegne e gli interni. Dall’ispirazione di questo soggiorno viene la bellissima vetrina in legno che tutt’ora vediamo. È interessante notare come il mascherone e le decorazioni floreali del portale siano state scolpite dal Frenguelli, uno dei più noti scultori umbri di fine Ottocento, che realizzò anche il Monumento a Garibaldi nell’omonima Piazza.
Divenne nota sin da quel periodo di decorazioni come “la Barbieria dei Signori” per il lusso e la bellezza ostentate e per la clientela composta dalla gente più facoltosa della città.
Morandi, oramai malato, si trasferì a Foligno lasciando la barbieria a Narsete Armei che la gestì fino al 1919, anno in cui la cedette a Ulisse Pensa che fino al 1940 se ne occupò. In quell’anno il Pensa, oramai anziano, decise di lasciare a Oberdan Alcini e Odisseo Iannacci il locale con tutti i suoi arredi. Durante la loro gestione gli interni vennero in buona parte ammodernati, come le splendide poltrone da barbiere che risalgono agli anni ’50: per fortuna loro evitarono quella che era gran moda in quegli anni e cioè il sostituire le vecchie insegne di legno con più nuove saracinesche di alluminio e vetrate incorniciate da freddo metallo. Così sopravvisse lo splendido portale che ancora oggi vediamo.
Era il 1964, quando Paolo Bertini, attuale titolare, a soli 16 anni iniziò a lavorare come ragazzo di bottega e da allora, a parte una breve parentesi nel 1968 facendo il servizio militare, non se ne è mai andato.
Il suo gesto nel tagliare, la sua smisurata collezione di stampe antiche e i suoi modi riportano a un’eleganza e a una sensazione di passato che dona una profonda pace, mentre entrandovi e sedendosi su quelle poltrone, si inizia un viaggio indietro nel tempo, a ritroso di 150 anni, verso una professione, quella del barbiere che oramai sta scomparendo.
Il fascino di quel luogo, che colpisce tanto i tuderti quanto i turisti, si riflette nelle varie avventure che sono capitate al titolare: ci ha raccontato, infatti, come una volta un signore gli si sia presentato con un pacchetto e Paolo, pensando fosse un rappresentante di un qualche prodotto, stava facendo per allontanarlo ma poi quando ha aperto il pacchetto si è trovato davanti una cornice. Era un fotografo che, passando un giorno, era rimasto talmente colpito da fotografarlo al lavoro al di là dei cristalli della vetrina e da volergli regalare una copia dello scatto. Molti turisti hanno fatto lo stesso e in molti giornali esteri è comparsa una sua foto, compreso un intero servizio su un settimanale olandese. Della vetrina, icona simbolo del negozio, è anche stata trovata una gigantografia in una barbieria americana.
Tutto questo ci impedisce di dimenticare la grande fortuna che noi tutti abbiamo, ospitando a Todi quella che, con 152 anni di ininterrotta attività, è probabilmente la più antica barbieria d’Italia.
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