Il professor Andrea Baccarelli, orgoglio tuderte ed ex allievo del Liceo “Jacopone da Todi”, è presidente della cattedra di Scienze della salute ambientale della Columbia University di New York e direttore del Laboratorio di Bioscienze ambientali di precisione. I suoi studi si occupano principalmente di Epigenetica e indagano i meccanismi molecolari come percorsi che collegano l’esposizione ambientale alle malattie umane.
Il Prof. Baccarelli ha avuto un percorso di studi brillante che lo ha visto partire dal nostro piccolo centro di Todi ed arrivare ad una delle università più importanti al mondo. I suoi studi e le sue ricerche sono considerate di grande importanza scientifica, tanto che, oltre alla cattedra di epidemiologica, è membro eletto dell’Accademia Nazionale di Medicina e, da quest’anno anche Presidente della Società internazionale di epidemiologia ambientale (ISEE), fondata nel 1987.
Di fronte a questa ultima notizia, così importante, non abbiamo potuto trattenerci dal voler porre al professor Baccarelli alcune domande che riguardano il nuovo incarico, alle quali ha tempestivamente risposto con grande cordialità e disponibilità. Naturalmente la prima richiesta è stata quella di spiegarci cosa ha provato ad essere stato eletto per una carica così importante. Il professore ci ha raccontato molto bene quali sono stati i suoi sentimenti e la sua soddisfazione professionale.
Accanto ai suoi onorevoli incarichi e riconoscimenti, oggi si è aggiunta la presidenza della Società internazionale di epidemiologia ambientale. Quanto la considera importante nel suo percorso di accademico e di scienziato?
“E’ un riconoscimento incredibile perché è la società di riferimento per tutti i ricercatori del nostro campo di epidemiologia ambientale. È una carica elettiva, quindi i miei colleghi per nominarmi come candidato e poi votarmi, hanno evidentemente ritenuto che io abbia la capacità e la preparazione per ricoprire questa carica così prestigiosa. Guardando i nomi dei presidenti passati, ho notato che si tratta di una lista di studiosi eccellenti che hanno lasciato un segno indelebile nella ricerca sugli effetti dei fattori ambientali sulla salute.
E’ un incarico che dura soltanto due anni -per fortuna- perché è anche una funzione che richiede una buona parte del mio tempo e certamente non potrei farlo per un periodo più lungo . Per me rappresenta anche un’occasione incredibile per espandere i miei orizzonti: dalla mia ricerca a quella più ampia di tutta la disciplina. E’ una sfida molto interessante che mi permette di ampliare la mia area di azione.”
Potrebbe spiegarci di cosa si occupa questa Società e quanto è importante per la diffusione degli studi epidemiologici?
“La ISEE è un’associazione scientifica di epidemiologia ambientale che ha un impatto su ricerca, formazione e politiche in tutto il mondo. La missione della società è di supportare la ricerca epidemiologica sugli effetti delle esposizioni ambientali sulle popolazioni, stimolare la comunicazione tra gli operatori, promuovere progressi metodologici e rafforzare la politica di salute ambientale.
La società ha più di 1500 membri nei cinque continenti ed è aperta agli epidemiologi ambientali e ad altri scienziati di tutto il mondo. Svolge, inoltre, diverse attività: riunioni annuali (a livello sia globale che locale), newsletter, recensioni critiche e commenti, seminari ed eventi regionali. La società facilita la comunicazione tra le discipline coinvolgendo epidemiologi, tossicologi, analisti dell’esposizione e altri scienziati ambientali e filosofi morali in riunioni e comitati.
Sostiene approcci innovativi a problemi e applicazioni pratiche o metodologiche dell’epidemiologia ambientale e supporta nuovi ricercatori. La società usa l’epidemiologia ambientale per guidare decisioni politiche e di salute pubblica, sviluppando dichiarazioni di consenso, commenti scientifici e fungendo da collegamento con istituzioni accademiche, governative, intergovernative, no profit e commerciali.
La società sostiene il coinvolgimento di scienziati di tutto il mondo e sovvenziona i costi di adesione per gli scienziati nei paesi in via di sviluppo per incoraggiarne la partecipazione.”
Un compito davvero importante! Il suo ruolo, in particolare, come viene svolto?
“L’ISEE è governato da un Consiglio Esecutivo eletto e composto da tre dirigenti e sei consiglieri. Al momento io svolgo il compito di “president-elect” al fianco di Mark Nieuwenhuijsen, il president attuale. Poi per due anni sarò Presidente. Il Presidente, che serve come Presidente del Consiglio Esecutivo, lavora in stretto contatto con il Segretario-Tesoriere che si occupa di tutta la gestione finanziaria della società. E’ un lavoro di team per gestire e proporre attività che aiutino i nostri membri e tutta la disciplina. In particolare, abbiamo una conferenza annuale a cui partecipano circa 2000 delegati. Per coincidenza, ISEE 2021 sarà a New York (COVID permettendo) e sarà organizzata dal nostro team della Columbia University. Organizziamo anche dei corsi e workshop per aiutare i ricercatori ad aggiornarsi. Questi corsi erano tradizionalmente tenuti nei giorni precedenti alla conferenza annuale ma ultimamente, grazie alla possibilità di utilizzare un formato virtuale online, abbiamo deciso di disperderli durante tutto l’anno sociale. Abbiamo anche dei workshop che facciamo in paesi in via di sviluppo, per esempio in Africa. Durante la pandemia abbiamo iniziato una serie di seminari online in Nord America ed in altri continenti. Abbiamo anche dei webinar disegnati per studenti e giovani ricercatori. In generale, vogliamo espandere le attività per renderle più presenti durante tutto l’anno, grazie anche alle piattaforme virtuali.”
Perdoni il campanilismo, ma come studentessa del Liceo Jacopone da Todi, mi chiedo quanto ancora oggi la sua esperienza scolastica nella nostra scuola incida sulle sue scelte…
“E’ quasi tutto. Gli anni della formazione a Todi e nel Liceo mi hanno permesso di avere una visione completa della cultura, educazione e mondo che ancora uso. Per esempio, lo studio della letteratura italiana che mi ha permesso di avere una sensibilità per temi globali e culturali, che altrimenti non avrei. Ma anche per esempio lo studio del Latino che è stata una palestra insuperabile per imparare i meccanismi del linguaggio. Ora, lavorando e scrivendo in Inglese, mi accorgo di avere una marcia in più nello scrivere e nel comunicare, esattamente per quello studio del Latino che all’epoca, quando eravamo ancora molto giovani, sembrava arido a me e ai miei compagni di classe. Poi certamente, porto con me l’identità di una comunità di studenti ed insegnanti che guardano al futuro con la certezza delle proprie radici e con rinnovato ottimismo.”
Le risposte del professor Baccarelli sono davvero “illuminanti”, non solo da un punto di vista strettamente scientifico, ma anche e soprattutto da un punto di vista umano. Quello che si legge nelle sue parole, infatti, non è solo la competenza e la professionalità che lo contraddistinguono, ma anche la passione per la propria professione, e un modo di approcciarsi alla vita e alle occasioni che essa offre con uno spirito di grande fiducia nel futuro. La sua è una testimonianza davvero importante, soprattutto per noi ragazzi ai quali viene chiesto di costruire una nuova società più attenta sia ai valori umani che a quelli ambientali.
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