TODI- Lo scorso 26 settembre, in conclusione del Family for the Future, si è svolto al Comunale lo spettacolo “Ce sposamo dopo il virus” , liberamente ispirato ai Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Da un’idea di Samuele Befani e di Don Marcello Cruciani nata durante il periodo del lockdown, i protagonisti, quasi tutti studenti del liceo “Jacopone da Todi”, si sono impegnati al massimo e, in meno di due mesi, hanno avuto il loro primo debutto.
La rappresentazione della commedia ha iniziato a prendere anima e corpo durante il campeggio estivo organizzato dalla diocesi a fine luglio in Trentino (che si è rivelato anche un’importante esperienza di socializzazione post Covid) e si è poi concretizzata con incontri regolari negli spazi del SS. Crocefisso. Da lì alla decisione di calcare il palcoscenico del Comunale, messo a disposizione dall’amministrazione comunale, il passo è stato breve.
I personaggi e i luoghi sono stati reinterpretati, collocati nel territorio in cui viviamo e soprattutto collegati alla pandemia che purtroppo abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo. Infatti, ponendo come elemento centrale il Covid, Samuele e Don Marcello hanno deciso di utilizzare come struttura un romanzo in cui era già presente una malattia, la peste del 1600.
Per rendere il tutto più simpatico e coinvolgente, nella stesura sono stati cambiati i nomi dei personaggi originari del romanzo: i protagonisti Renzo e Lucia, interpretati da due ragazzi che frequentano proprio il Liceo Jacopone, Francesco Scanu e Costanza Biscaroni, sono diventati rispettivamente Pasquale e Mariapia.
Tra gli altri giovani attori, alcuni dei quali membri della redazione stessa di Sottob@nco, abbiamo ad esempio Chiara Rossi nei panni della monaca della Rocca, diretta ispirazione della monaca di Monza, Francesco Santucci nelle sontuose vesti del patrono San Fortunato, Alessandro Longari che nel colpo di scena finale diventa lo sposo di Mariapia e Lucia Boccali nei panni di “Isolina”, madre di Mariapia.
Non meno accattivanti i riferimenti ai personaggi politici attuali (Trumpolo, Contilino o il virologo di turno), ma non sono mancate neppure battute ironiche riferite alla vita cittadina, come ad esempio i discussi paletti di ferro presenti nel centro storico per regolare il traffico, l’annosa questione dell’ascensore e le numerose polemiche attorno all’ospedale di Pantalla.
« Il teatro comico è una componente importante nell’educazione dei giovani e come proposta per gli spettatori – afferma don Marcello che sul palco vestiva i panni del cardinal Bassettoni – aggrega, crea amicizia, fa vincere la timidezza, la pigrizia, attenua la dipendenza dai social e crea unione … particolarmente importante in questo periodo storico.
San Giovanni Bosco affermava che “la santità consiste nello stare sempre allegri”, nonostante anche a lui non siano mancate difficoltà e preoccupazioni. Saper ridere di se stessi, smorza la presunzione e l’orgoglio che tanti mali causa alla nostra vita e a quella degli altri. Oggi siamo abituati allo spettacolo con grandi mezzi, tecnologie sofisticate e personaggi molto importanti. Noi abbiamo realizzato un teatro “povero”, con attori dilettanti, ma radicati nel territorio e in dialetto, che neppure loro stessi conoscono bene, ma che riporta alle origini … ad un passato che non è tutto da buttare».
Questo è stato, ed è, lo spirito dell’intera compagnia teatrale: lanciare un messaggio di gioia e speranza.
«Oltre alla stesura – afferma Samuele Befani – ho curato la scelta dei personaggi, le luci, l’audio, i costumi … non è stato semplice far calare subito nel personaggio ogni ragazzo, ma le risate sono state tante. Don Marcello ha già avuto esperienze nel teatro ed è carismatico con i giovani».
«L’umorismo è una parte importante della vita umana, ci prendiamo troppo sul serio: c’è un lato comico in ogni vita, anche in quelle dei grandi che sembrano tanto seriosi – aggiunge don Marcello – a recitare con i ragazzi mi sono trovato benissimo, anche perché Samuele è veramente bravo, proprio portato per questo “mestiere”. Ha insegnato ai ragazzi ad esprimersi, a muoversi sul palco nel migliore dei modi ed ha curato ogni minimo dettaglio. È stata una bellissima esperienza! Speriamo di poter replicare presto lo spettacolo per coloro che non hanno potuto partecipare, magari verso la metà di novembre e , tempo permettendo, faremo altre recite (ci sono già idee in cantiere), che cercheremo di realizzare non aspettando un’altra pandemia».
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