TODI – Il lockdown e le restrizioni imposte dalla situazione pandemica se da un
lato sono stati necessari, dall’altra hanno creato situazioni estremamente difficili da
gestire, sia dentro che fuori casa, anche per i più giovani. Per quanto questa
categoria tenda a passare inosservata da alcuni, la pandemia in realtà sta avendo su
bambini e adolescenti forti ripercussioni che rischiano di condizionare il loro sviluppo
psico-fisico. Per questa ragione è necessario assumere un occhio di riguardo verso
questa fascia d’età per capire cosa sta accadendo loro. Federico Pettinari,
responsabile dello Sportello di Ascolto del Liceo “Jacopone da Todi”, pedagogista
clinico, educatore, dottore in Scienze dell’educazione e psicologia, menziona gli
effetti diretti e collaterali sui giovani studenti, effetti che potrebbero durare per
molto tempo.
«Come responsabile di due Sportelli di Ascolto, di cui uno presso il
Liceo di Todi – afferma – devo ammettere che questi due anni sono stati molto difficili,
caratterizzati da un grande cambiamento richiesto ai ragazzi, con conseguenze
talvolta imprevedibili nel medio-lungo periodo. I segnali più evidenti nei giovani
riguardano l’aumento di casi legati all’ansia, alla demotivazione,
all’auto-isolamento e all’aumento delle dipendenze». Più in generale, come suggeriscono alcune ricerche, il bisogno di alleviare il disagio, contenere l’ansia l’umore ha fatto sì, infatti, che aumentassero alcune dipendenze comportamentali, come quelle dal gioco d’azzardo, dai videogiochi e dalla pornografia, mentre nei più
piccoli si sono riscontrate maggiori difficoltà di concentrazione e un peggioramento
nella qualità del sonno, fattori che, insieme ad altri, possono influenzare negativamente il loro sviluppo.
Tra l’altro si è potuto notare come negli studenti sia presente anche un senso di
colpa che li rende ancora più inclini ad un disagio interiore, come se la causa
dell’aumento dei contagi provenisse da loro; non è un caso che molti studenti si
sentano colpevolizzati e preferiscano spesso auto-isolarsi nelle proprie mura
domestiche dove ritrovano la loro tranquillità, distratti da un largo utilizzo di smartphone, computer e console per videogiochi; anche la chiusura della scuola e l’avvento della DAD
(Didattica a Distanza) ad inizio lockdown – hanno contribuito in maniera
significativa a demoralizzarli, in quanto a lungo andare la didattica a
distanza non ha giovato per niente nelle relazioni sociali tra compagni di classe,
amici e conoscenti.
Nota è l’associazione Telefono Azzurro, che da marzo fino al novembre 2020 ha svolto un’indagine sulla situazione del benessere mentale dei giovani tramite interviste settimanali che hanno coinvolto 311 genitori con almeno un figlio minorenne, affinché venissero costantemente monitorati i dati acquisiti: i dati affermano che il 18% dei genitori parlano di una condizione di isolamento dei figli, che arriva fino al 25% se si parla anche di preadolescenti; il 35% dei genitori dice che sono preoccupati che i figli possono perdere occasioni di socializzare dal vivo con compagni ed amici, se non chi ha figli tra i 3 e i 5 anni la percentuale arriva perfino al 42%.
Infine è stata svolta anche un’altra indagine, sull’opinione che hanno i genitori del futuro dei propri giovani: un 24% è intimorito dal pensiero che essi perdano la fiducia nel proprio futuro o che vi possano essere problemi di natura sociale, mentre il restante 21% invece pensa che possano risentirne sulle difficoltà economiche.
I sondaggi in questione, condotti dall’organizzazione bolognese, avevano il compito di analizzare a lungo termine come gli adolescenti e i bambini delle famiglie presenti in Italia avessero subito così tanti danni a livello psicologico, conseguenze sempre provocate a causa dell’emergenza sanitaria.
Il dottor Pettinari fa notare una conseguenza di enorme rilievo nell’ambito
clinico-pedagogico, frutto dei problemi causati dalla pandemia, che ora si sta
riversando sulle giovani vittime: «I dati parlano di un aumento delle richieste e degli
accessi ai servizi di neuropsichiatria, dell’infanzia e dell’adolescenza; invece i dati
delle ricerche in atto parlano di un aumento delle problematiche psicologiche,
che secondo la mia opinione, soprattutto nei giovani e negli studenti, vanno
adeguatamente intercettate ed affrontate».
Sono aumentati in misura esponenziale anche i Disturbi del Comportamento
Alimentare, per curare i quali esiste, a Todi, un Centro di eccellenza a livello
nazionale, quello di Palazzo Francisci: definire e circoscrivere i fattori specifici che
hanno portato a tale incremento non è facile, ma sicuramente le restrizioni dovute
alla pandemia, come l’obbligo di stare in casa, la mancanza di contatti sociali, i
cambiamenti nella sfera relazionale, e sulle dinamiche familiari, l’elevato uso delle
tecnologie e le modifiche nei ritmi biologici possono avere avuto un’influenza
determinante.
Fondamentale l’intervento da parte degli adulti e genitori per dare un sostegno di cui
hanno bisogno i ragazzi e le ragazze: Federico Pettinari ha menzionato, tra l’altro,
l’importante funzione che riveste la figura dello psicologo a scuola, molto
richiesto soprattutto in questo periodo per poter alleviare l’enorme disagio che
altrimenti arrecherebbe ulteriore danno alla salute mentale dei giovani studenti e
studentesse, compromettendo la loro vita quotidiana e i loro studi.
«Gli educatori e i genitori possono aiutare i ragazzi mettendosi in loro ascolto –
aggiunge Pettinari – sostenerli, comprendere i loro vissuti emotivi, abbassare le
tensioni derivanti da questo lungo periodo non facile per nessuno. È anche
importante rivolgersi a uno psicologo perché in alcuni casi le difficoltà che vive il
ragazzo e la ragazza non possono essere affrontate da soli; proprio per questo negli
ultimi due anni, il MIUR (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca) ha
stipulato un accordo con l’Ordine degli Psicologi, in modo da poter garantire
tramite dei fondi la presenza di uno psicologo in ogni scuola».
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