IL PLATONE DEGLI ANELLI

Potremmo chiederci: «Ma in un libro, o in un film, i protagonisti, le vicende, hanno un preciso significato? Possono rappresentarci?». La risposta è, assolutamente sì: altrimenti perché potremmo trarne una morale e immedesimarci? Ciò che leggiamo, ascoltiamo, guardiamo, tocchiamo, rispecchia noi stessi. La teoria dello specchio, del filosofo e psicanalista francese Jacques Lacan, evidenzia ancor più questo concetto coordinandolo alle relazioni umane.

❝Esso infatti mostra cose che furono, e cose che sono, e cose che ancor devono essere. Ma quali fra queste egli stia vedendo, nemmeno il più saggio può sapere. Desideri guardare?❞

Galadriel a Frodo, riferendosi al suo Specchio.

Nella psicologia dei personaggi de “Il Signore degli Anelli”, di J.R.R. Tolkien, sono presenti tracce del pensiero di Platone, filosofo vissuto in Grecia nel IV secolo a.C. Dopo aver partecipato alla Guerra del Peloponneso e compiuto numerosi viaggi, in Egitto ma soprattutto in Sicilia, Platone compone i suoi primi dialoghi, fra cui Apologia di Socrate, Ippia Maggiore e Ippia Minore. In vent’anni, dalla fondazione dell’Accademia, scrive Fedone, Repubblica e Fedro. In quest’ultimo è contenuta una delle sue più note teorie: la tripartizione dell’anima, illustrata con il mito del Carro Alato.

“Si consideri l’anima simile alla potenza congiunta di una biga alata e di un auriga. Fare l’auriga è un compito necessariamente difficile e ingrato. Dei due cavalli, quello che si trova nella posizione migliore ha portamento eretto, collo dritto, è bianco a vedersi, ha gli occhi neri, ama l’onore, la moderazione e il pudore, è amico della vera opinione e per guidarlo basta l’incitamento verbale. L’altro è storto, grosso, malfatto, ha il collo robusto e corto, il muso schiacciato, il manto nero, gli occhi grigi e iniettati di sangue, è amico della violenza e dell’arroganza, sordo e obbedisce a mala pena a frusta e pungoli.”

I due cavalli, essendo dotati di ali, conducono il carro verso l’iperuranio, il dominio delle idee. Il primo, docile, rappresenta uno slancio verso l’alto, mentre il secondo, disobbediente, ancora alla dimensione terrena facendo precipitare la biga. Chi guida il carro deve mediare fra le due spinte opposte, compito estremamente arduo.

Il cavallo bianco incarna il thymós, l’impeto, i sentimenti positivi (passione, curiosità, generosità), guidati facilmente. Al contrario, il destriero nero rappresenta l’epithymía, l’istinto. L’auriga, dovendo indirizzare l’anima, personifica il lógos, la ragione.

Nella saga di Tolkien, Gandalf è immagine del lógos, l’elfo Legolas del thymós e il nano Gimli dell’epithymía.

1. FRODO

Frodo Baggins è un Mezzuomo, uno Hobbit della Contea, «un piccoletto ben piantato e con le guance rosse, più alto e più chiaro degli altri, ed ha una fossetta sul mento: un tipo impertinente dagli occhi vivaci». Si può scambiare per un bambino. È stato adottato da suo cugino Bilbo. Il compito di portare l’Unico Anello, il Flagello d’Isildur, a Mordor, è destinato a lui (Elrond: «Se non trovi tu la via, nessun altro la troverà», «Spesso sono le piccole mani ad agire per necessità, mentre gli occhi dei grandi sono rivolti altrove»). Per affrontare la Missione, Bilbo gli dona la sua cotta di maglia in mithril (argento di Moria) e Pungolo, spada che si illumina in presenza di Orchetti. Ma il viaggio nella Terra d’Ombra si rivela pieno di ostacoli: se si infila l’Anello al dito, scorge l’Occhio di Sauron, l’Oscuro Signore, un occhio che non dorme, e ne viene paralizzato, incapace di gridare o di distogliere lo sguardo. Frodo sa con orrore e certezza che fra le molte cose che esso cerca vi è anche lui; lo sente covare un cupido e selvaggio desiderio, e lanciarsi all’inseguimento, come un dito che fruga ovunque. Andando avanti, i suoi sensi diventano più acuti, ed egli più conscio delle cose non visibili. Col pesante fardello, sente la certezza del male presente e futuro. L’Anello appeso alla catenella (donatagli dagli Elfi) diviene più pesante di un grosso sasso, e trascina la sua testa verso il basso. Ne Le due Torri incontra Gollum, che gli offre il suo aiuto (non senza interessi), e prova compassione per lui, nonostante Sam glielo impedisca. Con i tipici «soffici e quasi impercettibili passetti rapidi degli Hobbit» e la chiara voce acuta, è il bambino interiore che cerca di emergere e maturare nel suo percorso, ha in sé i caratteri dell’innocenza, ma anche del desiderio e della volontá di continuare a portare il suo fardello.

❛Prenderò io l’Anello…ma non conosco la strada❜.

Frodo

2. GANDALF – LÓGOS

Gandalf simboleggia il lógos, il pensiero, la conoscenza. È il grande mago che conosce i segreti del mondo («Questa Porta non fu costruita per essere un segreto conosciuto esclusivamente dai Nani»), l’uomo profetico che frena gli altri dall’intraprendere la via sbagliata («Lasciate andare per prima la guida, quando ne avete una»). «Rinunciai ad agire, limitandomi ad osservare ed attendere». Vede nel buio delle miniere di Moria più dei suoi compagni, si arrischia a non sottomettersi né a Sauron né a Saruman. Il libro e il film non nascondono che a volte sbaglia, ha paura, perde la speranza. Riconoscibile per le scure sopracciglia cespugliose e la lunga barba, Gandalf è presente nella Terra di Mezzo da tempo immemorabile.

È saggezza riconoscere la necessità quando tutte le altre vie sono state soppesate, benché possa sembrare follia a chi si appiglia a false speranze❜.

Gandalf

3. ARAGORN

Aragorn, Ramingo, è l’erede d’Isildur, colui che «s’impadronì dell’Anello e non avrebbe dovuto». Per questo ritiene giusto fare il possibile per riparare la colpa del suo avo. A Brea lo chiamano Grampasso, Bilbo lo chiama Numenoreano, qualcuno Piedealato, Dúnadan o Elessar, la Gemma Elfica… È esperto della maggior parte delle vie nella Terra di Mezzo, negli inseguimenti, nel nascondersi e sparire, quindi indispensabile per i quattro Hobbit. Il suo è un «lento e solido avanzare a gran passi». Il suo cuore dimora però nel Reame Elfico, ove risiede Arwen, figlia di Elrond. Fino alla fine i due saranno divisi solo per il solo fatto di appartenere a due Stirpi diverse, gli Uomini, mortali, e gli Elfi, immortali. Aragorn fa ricostruire la Spada che fu Rotta, l’arma che aveva tagliato a Sauron il dito con l’Anello; egli è infatti l’erede al trono di Gondor. A volte impassibile, incarna virilità d’animo, fermezza e risolutezza.

Certe cose, è meglio intraprenderle che rifiutarle, anche se il loro esito è oscuro❜.

Aragorn

4. LEGOLAS – THYMÒS

Proviene dal Reame Boscoso, appartiene alla stirpe degli Elfi. Dai luminosi occhi e dalla lunga esile mano, dotato di occhi penetranti capaci di scorgere Orchetti anche a miglia e miglia di distanza, mattiniero, col suo maestoso arco e frecce, rappresenta il thymós, i sentimenti positivi.  «Il mio cuore mi ordina di andare avanti». «Il cuore mi dice non si sono concessi alcun riposo questa notte». È alto, agile, veloce e silenzioso in ogni movimento, come un leggero fruscio. Pare che i suoi piedi sfiorino appena l’erba. Ha una voce dolce e così fioca che quasi scompare nel fruscio delle foglie. La sua gente produce il famoso lembas, o pan di via, in grado di restituire le forze anche al più stanco dei viaggiatori. «Le dolci sillabe di un canto elfico s’innalzano come limpide gemme fatte di musica e parole».

Il mondo è fatto in tal modo che ciò che trovi lo perdi subito, e ti par di essere in una barca trascinata dalla corrente❜.

Legolas

5. GIMLI – ÈPITHYMIA

Occhi scuri, a volte lanciando fiamme, ostinato, caparbio, resistente come pietra alle fatiche del lavoro e dei viaggi, Nano. Con la sua ascia sempre con sé, si pianta sulle gambe divaricate quando viene offeso o preso in giro per la sua altezza (ironia della sorte, l’attore che lo interpreta è alto 1.85 m). Incarna l’epithymía, l’istinto terreno. A volte, alle scelte complicate, risponde in maniera immediata, ma non giusta. «Forse non vi è scelta giusta». «Scorgo qualcosa di molto più vicino e immediato» (al contrario di Legolas). Talvolta si sente a disagio: «Non vi è nulla qui che ci possa guidare». È risaputa la tensione continuamente presente fra i Nani e gli Elfi, «l’amicizia che svanì». Infatti Aragorn definisce caparbi entrambi, ma è Gandalf a ribadire che occorre l’aiuto degli uni quanto quello degli altri. I Nani risiedono a Moria, le miniere scavate dagli avi, troppo profondamente da risvegliare il misterioso Flagello di Durin, la paura senza nome, ombra e fiamma, forte e terribile. L’oscurità di Moria si oppone tuttavia alle imponenti opere dei padri, chiamate Khazad-dûm, vasti palazzi e grandiose ville, che verranno abbandonate non appena l’indistinto essere verrà destato. Gandalf, riferendosi alle azioni dei Nani, afferma: «Fu valoroso, ma sciocco». Il passo sordo degli stivali da nano contraddistingue Gimli, soprattutto quando la Compagnia si addentra nel buio e nel silenzio di Moria.

❛La memoria non può appagare i desideri del cuore. Essa è solo uno specchio, anche se limpido❜.

Gimli

6. SAM, MERRY, PIPINO

Samvise Gamgee, figlio del Gaffiere della Contea, è il più vicino compagno di Frodo e lo aiuta in questa Missione fino alla fine. È il giardiniere di Casa Baggins e Bilbo gli ha insegnato a leggere e a scrivere. È uno Hobbit dalla mente più aperta, e differente dagli altri per il suo interesse per gli Elfi, quasi infantile. È duro per lui lasciare la Contea e partire per una missione che richiederà molto tempo, ma pur di seguire il suo padrone è pronto ad affrontare qualsiasi pericolo con coraggio. Secondo Tolkien è il vero eroe della storia, poiché ha sempre protetto Frodo in nome dell’amicizia e dell’umiltà, senza mai pensare all’Anello del Potere. Rappresenta la madre premurosa, o l’amico sincero su cui poter contare. Meriadoc e Peregrino sono invece il ritratto del gioco, della spensieratezza, dell’allegria, a volte dell’incoscienza. Il secondo è il più giovane della Compagnia, e l’unico, in certi momenti, a compiere errori veramente grossolani.

7. SMÉAGOL/GOLLUM

Sméagol/Gollum era uno Hobbit. Fu deformato nel corpo e nella mente dal possesso prolungato dell’Anello, ottenuto uccidendo il cugino Déagol che lo aveva trovato in fondo al fiume Gaggiolo. Dopo ciò, si isolò in grotte, nelle profondità delle Montagne Nebbiose, nutrendosi di pesci. Guardingo e dai soffici piedi scalzi, comincia a seguire la Compagnia a Moria. Abile nel destreggiarsi sugli alberi, è riconoscibile per «la schiena curva e le mani vicino terra, come una bestia, pur non avendo la forma di una bestia». Questa creatura si è scissa in due personalità: Sméagol e Gollum sono i due lati della nostra psiche, vittimismo e bramosia di potere. Ad un certo punto si nota che Sméagol caccia Gollum, volendo servire il Padrone (Frodo); ma quando crede che lo Hobbit lo abbia tradito, la parte più negativa (Gollum) si impone nuovamente su quest’essere debole e complicato. Il Signore degli Anelli si ricorda anche per la sua celebre frase: «Il mio tesssoro» (intende l’Anello, da cui sarà soggiogato fino alla fine). Comunque non è da trascurare l’aiuto di Gollum nella Missione: senza di lui, Frodo sarebbe riuscito ugualmente a distruggere l’Anello? A mio parere, è il personaggio più enigmatico della saga. È stato paragonato a Grendel (antagonista in Beowulf, poema che Tolkien apprezzò), a Caino e a Calibano (in La tempesta, di Shakespeare). È citato nella canzone Ramble on dei Led Zeppelin. Oggi, 20 aprile, è il compleanno dell’attore che lo interpreta.

CURIOSITÀ!

  • Orlando Bloom, Legolas, in realtà fece l’audizione per il ruolo di Faramir. Ottenuto il ruolo di elfo, l’attore ha preso lezioni di tiro con l’arco, scherma ed equitazione, rompendosi anche alcune costole.
  • Sir Christopher Lee, Saruman il Bianco, rileggeva il libro ogni anno ed ha anche incontrato Tolkien in un bar di Oxford. L’attore fece un provino per il ruolo di Gandalf, ma venne ritenuto troppo anziano.
  • David Bowie espresse interesse per il ruolo di Elrond, ma fu bocciato dal regista.
  • Sean Connery rifiutò il ruolo di Gandalf, non avendo letto il libro.
  • Daniel Radcliffe, alias Harry Potter, rifiutò il ruolo di Bilbo nel prequel.
  • Il 2-09-2022 esce Gli Anelli del Potere, la serie più costosa di sempre.
  • L’attore che interpreta Merry ha raccontato che Elijah Wood, alias Frodo, possiede la risata più acuta di qualsiasi altro essere vivente sulla terra.
  • I Beatles volevano farne un film, ma Tolkien bloccò il progetto: Paul McCartney avrebbe interpretato Frodo, Ringo Starr Sam, George Harrison Gandalf e John Lennon Gollum.
  • Uma Thurman e Ethan Hawke, che avrebbero impersonato Eowyn e Faramir, litigarono per il film, dato che Uma non era convinta del personaggio.
  • Il film è il maggior incasso mondiale del 2001 dopo Harry Potter e la Pietra Filosofale.
  • Re Theoden è il capitano della nave in Titanic.
  • L’attore di Gollum interpreta il Leader Supremo in Star Wars 7-8-9.
  • Nicolas Cage avrebbe potuto essere Aragorn.
  • L’attore di Aragorn ha girato tutte le scene d’azione senza stuntman: si ruppe due dita del piede ne Le due Torri (la scena in cui dà un calcio alla testa di un orco, in cui urla al cielo e cade in ginocchio, era l’autentico grido di dolore), usò una vera spada d’acciaio piuttosto che una di gomma e si scheggiò un dente.
  • Le montagne su Titano, la luna di Saturno, sono chiamate con diversi nomi tratti dall’opera di Tolkien.
  • A fine riprese, il regista ha regalato due copie dell’Anello agli attori di Frodo e Gollum: entrambi pensavano di avere l’Unico. Possiamo dire che alla fine sono stati accontentati tutti e due!

Bianca D’Angelo

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