SWEET DREAMS (ARE MADE OF THIS) “Bassa Pressione”: un gruppo a tutto… gas!

TODI – Così Boyle definisce un gas perfetto. E invece, in queste righe, cari lettori, vedrete che la definizione è rivolta ad un complesso perfetto. A Todi, infatti, esiste una band di ragazzi che ha qualcosa in comune con il famoso Boyle. Sì, ma non c’entra nulla con la fisica. Vale assolutamente la pena conoscerli. E non solo perché sono belli, fascinosi, eleganti, estroversi e modesti, ma perché hanno un talento veramente naturale, semplice, senza artifici. L’articolo si apre con Sweet Dreams (Are Made of This); una delle canzoni preferite dei “Bassa Pressione”, quella che amo di più.

Francesco Coata, Michele Filippetti, Ludovico Nizzo, Alessandro Fredro e Francesco Fortunati: tutti ragazzi di Todi, che hanno in comune la passione per la musica. Cosa può esserci di meglio dell’incontro con gli amici dopo scuola per suonare, cantare e prepararsi ad un concerto? Quello che potrebbe sembrare tanto semplice e superficiale, è invece importante: la volontà di questi ragazzi di partire da zero, di andare sempre più avanti, di raggiungere una vetta unica, per loro stessi. Il motto della band? Vivere la vita al momento. Come non condividerlo!

Ed ora, conosciamoli…

Quanti anni avete?

Francesco C.: «20».

Alessandro: «18».

Ludovico: «18».

Michele: «18».

Francesco F.: «19».

Che strumenti suonate?

Francesco C.: «Flauto, chitarra e elettronico».

Alessandro: «Basso e batteria».

Ludovico: «Basso e chitarra».

Michele: «Voce e chitarra».

Francesco F.: «Basso e chitarra».

Che scuola frequentate?

Francesco C.: «Università di Psicologia e Filosofia a Perugia, e ho frequentato il Liceo Scienze Umane Jacopone da Todi».

Alessandro: «Agraria a Todi».

Ludovico: «ITTS A. Volta, Perugia»

Michele: «Liceo Classico Jacopone da Todi».

Francesco F.: «Università di Chimica, Perugia».

Da sinistra a destra: Francesco Coata, Francesco Fortunati, Michele Filippetti, Alessandro Fredro, Ludovico Nizzo

Come vi siete conosciuti?

Ludovico: «Io, Alessandro e Michele alla scuola dell’infanzia».

Francesco C.: «Frequentando lo stesso quartiere. Poi, io, Michele e Ludovico abbiamo fatto orchestra alle medie e al liceo, ma siamo entrati nella cerchia di amici da 2-3 anni».

Francesco F.: «A scuola».

Michele: «Di vista già ci conoscevamo».

Come è nata questa passione per la musica?

Francesco C.: «In terza media ho iniziato per svago a suonare il flauto traverso e l’ottavino. Poi, ho capito che c’era altro oltre all’attività scolastica, che non fosse solo lo studio. Dall’orchestra sono passato alla chitarra con gusti musicali rock e metal, e già da lì sono stato un po’ più aperto verso tanti altri generi, quindi anche all’elettronico e al producing. Da qualche anno mi sono buttato sulla techno, infatti nella band sono tastierista; quando si tratta di registrare chi mixa siamo sempre io e Francesco».

Francesco F.: «Tutto è nato in terza media: il Prof. Bizzaia, docente di musica, ci permise di portare le chitarre a scuola. Da lì ho iniziato a suonare il basso, perché mi piaceva l’idea di dare corpo ai pezzi, stare nel sottofondo. Verso i 18 anni, ho iniziato ad appassionarmi all’elettronica e al mondo del mixaggio».

Alessandro: «Mi sono avvicinato alla batteria verso i 6 anni, di spontanea volontà e da lì iniziai a prendere lezioni, spinto dai miei genitori, fino a 12 anni. Alle medie mi saltò in mente l’idea di fare una band e di ricominciare a suonare. Le influenze da parte di artisti maggiori, anche parecchio sparsi, hanno giocato moltissimo sul mio percorso musicale, e infatti portiamo a livello di repertorio musica molto sperimentale, tutti generi diversi; siamo molto malleabili da questo punto di vista. Mi sono avvicinato al basso spontaneamente, influenzato da mio padre, che lo suonava».

Ludovico: «Io sono cresciuto a pane e musica. Mio padre ha fatto il dj e mia madre è sempre stata amante di rock e metal, quindi, ho avuto sempre un po’ di musica in casa. In un secondo momento, mi sono avvicinato alla chitarra, avendo sentito le canzoni di mia madre. In prima media ho fatto il test d’ingresso per suonare la chitarra classica, che mi ha dato le basi per continuare».

Michele: «Io sono entrato nell’orchestra alle medie, spinto dai miei amici, ma non ho avuto sin dall’inizio una grande passione per lo strumento. Pian piano, quando sentivo un pezzo interessante alla radio mi veniva voglia di riprodurlo con la chitarra, e questo è quello che mi piace della musica, ovvero prendere un pezzo e renderlo tuo, esprimendo te stesso nella musica. Da lì mi sono staccato dall’orchestra, perché troppo rigida, e ho iniziato a fare musica da solo, scoprendo il canto, la voce, in cui puoi mettere ancora più te stesso».

Quando è nata la band? Come avete scelto il nome?

Alessandro: «Nel 2018».

Michele: «All’inizio ci chiamavamo 365, come il nome del negozio. Un giorno, Alessandro e io, abbiamo comprato due camicie uguali, con tante scritte, una delle quali era Low Pressure. Visto che stavamo cercando un nuovo nome per la band, abbiamo detto: «Perché no?».

In che occasioni avete suonato?

Michele: «Abbiamo suonato in qualche locale, il primo concerto all’Olandese Volante, per diversi diciottesimi di nostri amici, al Festival della Musica a Todi, per la Sagra del Dolce e per una serata di beneficenza al circolo a Duesanti».

Di quali generi vi occupate?

Alessandro: «Come gruppo possiamo rientrare nella branca generale dell’Alternative Rock».

Michele: «Siamo partiti suonando i Nirvana e Alternative Rock italiano, quindi gruppi come Marlene Kuntz, Afterhours, Muse, e ora anche internazionale».

Francesco C.: «Il nostro primo pezzo ha influenze funk sulle chitarre e siamo molto sullo sperimentale, non dico che abbiamo uno stile tutto nostro, ma siamo molto malleabili, abbiamo la nostra impronta».

Realizzate cover? Se sì, qual è la vostra preferita?

Francesco C.: «La mia, anche se non la suono, è Lieve di Marlene Kuntz, in cui sento l’unione di tutti quanti ed è indescrivibile vedere più persone connesse dalla musica; e anche Song Two, dei Blur, che suono io con la chitarra».

Francesco F.: «Lieve».

Alessandro: «Valvonauta, dei Verdena».

Ludovico: «Sweet Dreams, di Marilyn Manson».

Michele: «Sweet Dreams»

«Sono sempre dell’opinione che prima di giudicare i gusti musicali altrui bisogna ascoltarli».

LUDOVICO NIZZO

Gli autori a cui vi ispirate?

Francesco C.: «I Camel, una band di progressive rock che ha anche il flauto».

Francesco F.: «Joe Dart, bassista dei Vulfpeck, e Thundercat».

Alessandro: «I miei batteristi di riferimento sono Phil Collins dei Genesis e Andy Ward dei Camel. Sulle frontiere del metal ho come forte ispirazione Joey Jordison e Kim Gordon, la bassista dei Sonic Youth».

Ludovico: «Jim Root e gruppi come Megadeth, Avengen Sevenfold, Slayer. Qualsiasi gruppo metal mi ha sempre appassionato e cerco di riprodurre la distorsione delle chitarre che mi attrae molto».

Michele: «I Muse, specialmente cantante, chitarrista e compositore, e i Polyphia».

Come conciliate questo impegno con lo studio?

Francesco C.: «Bene!».

Ludovico: «Bene, ma è difficile, perché per andare a scuola a Perugia dobbiamo svegliarci presto, io verso le 5 e mezza, loro verso le 6. Con la buona volontà, però, si fa tutto».

Alessandro: «Non è facile».

Michele: «Il liceo classico è una delle scuole più impegnative, però lo studio deve venire sempre un passo prima del gruppo. Io cerco sempre di far convivere sia la scuola che la musica, per quello che posso».

Francesco C.: «Aggiungerei che essere musicisti in modo serio è molto difficile, sia per gli impegni personali sia per una questione economica, perché chi suona elettronico o batteria è portato a spendere molto, quindi è già un impegno di vita».

Ludovico: «Oltre all’impegno delle prove insieme, dobbiamo anche ricavare il tempo per l’esercizio giornaliero a casa».

«Essere musicisti è una scelta di vita».

FRANCESCO COATA

Progetti per il futuro lavorativo?

Francesco C.: «Come progetti concreti, in termini di lavoro, miro a diventare psicologo o un lavoro che abbia una delle mie passioni. Sono intenzionato a finire l’università entro i tre anni con specializzazione successiva, ma comunque il mio obiettivo in vita rimane sempre quello di essere felice; vivo un po’ sul momento».

Francesco F.: «Spero di diventare un chimico. Sono affascinato dalla ricerca nel campo della chimica organica e della biosintesi delle molecole, degli analgesici e antidolorifici. Vivo anch’io molto al momento e mi lascio trasportare da quello che sento. Il mio obiettivo è raggiungere una sorta di completezza dal punto di vista delle soddisfazioni lavorative, familiari e personali».

Alessandro: «Vorrei diventare ingegnere chimico, sperando di portare la chimica nell’ambito della musica a livello concreto. Un altro obiettivo è riuscire a suonare sempre, nell’arco della mia vita, perché per me è parecchio importante; per passione, non per il successo, che è relativo».

Ludovico: «Sin da piccolo mi sono sempre interessato al mondo della robotica, tanto da scegliere il mio indirizzo di studi proprio per questo. Purtroppo, ho incontrato insegnanti che non mi hanno aiutato ad apprezzarla al massimo. Altro obiettivo sarebbe quello di fare il mangaka, ovvero il disegnatore di manga. Per il resto, vivo la vita al momento!».

Michele: «Il mio sogno sarebbe quello di far diventare il nostro gruppo un gruppo forte e concreto, con dei pezzi nostri; non per arricchirci, ma per creare delle canzoni nostre che possano far felice la gente, che possano piacere e migliorare la vita delle persone che le ascoltano. Sto maturando, a riguardo, anche una passione per la psicologia».

Francesco C.: «Se posso aggiungere, avrei anche l’obiettivo di suonare all’estero; in occasioni molto più grandi delle classiche feste tra amici…».

Michele: «Perché? Non ti piace la Sagra del Dolce?».

BIANCA D’ANGELO

Foto di Ambra Pizzichini

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