ROMA – Nella mattinata di sabato 4 febbraio, mentre il Presidente della Repubblica usciva dal Quirinale per dirigersi a Palermo presso la sede della Missione Speranza e Carità fondata da Fratel Biagio, come delegazione di 9 redattori – insieme ad alcuni membri del Lions Club di Todi – entravamo in quella che, ad oggi, è la seconda residenza di un Capo di Stato più grande del mondo per scoprire la storia e la vita odierna del palazzo.
Una visita iniziata nel cortile d’onore (dove era ben visibile la bandiera con lo stemma presidenziale abbassata, a segnare che il presidente non era all’interno) per poi arrivare, attraverso lo Scalone d’onore, alla sala dei Corazzieri, dedicata proprio al reparto che da secoli sorveglia attentamente re e capi di stato. Una frangia dell’Arma dei Carabinieri che abbiamo potuto conoscere più da vicino, una volta terminato il tour della struttura, con la visita dell’attuale Caserma dei Corazzieri. Qui ci è stata illustrato il ruolo e l’importanza di questo reggimento proprio dal Generale Luciano Magrini, che ha ricordato la loro fondazione nata nel lontanissimo 1557 per volere del Duca di Savoia Emanuele Filiberto e proseguita nei secoli fino ad arrivare ai giorni nostri, con il reparto al momento composto da circa 200 uomini, tutti sopra (come da regola) il metro e 90 di altezza. La dote fondamentale per il corazziere è la passione e la caserma diventa a tutti gli effetti una seconda dimora per coloro che vi entrano in divisa. Infatti, oltre che sbrigare il consueto servizio di scorta a cavallo o in moto, ognuno svolge altri compiti come cucinare, riparare le selle, occuparsi del giardino o compiere attività di manutenzione. Tutte incombenze di cui si occupano i membri del reggimento, uniti da un legame profondo tra di loro e con l’Arma: ne è dimostrazione il giornale “l’Eco del Corazziere”, curato dalle mogli dei vari appartenenti al gruppo, che descrivono la vita in caserma. Ci auguriamo in un futuro di averne una copia e condividere con loro il nuovo numero cartaceo di Sottob@nco.
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