GIORGIA: PERSONALITÀ DEGNA DI… “NOTA”

Cantante, cantautrice, performer, vocal coach e direttrice didattica del G StudioLab.

Ha aperto concerti e condiviso il palco con grandi nomi della musica italiana ed è prodotta da vari anni da G. Guglielminetti (bassista e produttore di De Gregori). È stata finalista in concorsi nazionali come Area Sanremo e conseguito premi e riconoscimenti degni di nota. Il suo ultimo album è “Non eri prevista”, frutto di collaborazioni importanti, con cui ha ottenuto apprezzamenti da pubblico e critica, e con cui ha incontrato molti studenti nelle scuole per le sue tematiche attuali. Ad oggi si divide tra concerti, didattica, performance ed eventi culturali.

1.Il tuo iter scolastico è caratterizzato dal diploma al liceo classico e poi dalla laurea in lettere moderne. Come sei riuscita a coniugare la tua formazione con quella artistica? Hai mai avuto dubbi che non fosse la strada giusta da perseguire?

La mia formazione scolastica è stata fondamentale per la mia persona, per la mia figura professionale – dalle varie sfumature – e per la mia stessa formazione artistica. In quegli anni ho avuto le mie prime band, anche all’interno del mio stesso liceo, e mi sono avvicinata al teatro con il laboratorio che si svolgeva proprio all’interno dell’aula magna. Durante l’università, poi, oltre ad un’esperienza sul campo, mi dividevo tra treni per l’accademia a Roma e treni su e giù per l’Italia per frequentare stage, workshop, masterclass.

Amo particolarmente tutto ciò che appartiene a quella sfera culturale, letteraria, classica ed umanistica, che ha caratterizzato il mio percorso di studi e che a sua volta si è intrecciata con la mia passione per la parola, la scrittura, la musica, il teatro. 

Le domande sul proprio percorso fanno parte del mettersi in discussione, del comprendersi, della trasformazione ed è giusto che ci siano ma quando ci si riconosce in ciò che si fa non ci sono dubbi.

2.Prima e durante il tuo percorso artistico, ti sei mai sentita svantaggiata per l’ambiente “provinciale” in cui sei nata?

L’ambiente provinciale sicuramente non offre quelle possibilità che si ritrovano nelle grandi città piene di fermento, di contaminazioni, di occasioni e di scenari tra i più variegati. Ed infatti sentivo l’esigenza di spostarmi per ampliare la visione, per formarmi al meglio con grandi professionisti, all’interno di una realtà che mi permettesse di approfondire la mia esplorazione artistica. Quello stesso ambiente però ti fa scattare dentro qualcosa che, con quell’intensità, forse, sarebbe impossibile altrove: la voglia di andare oltre un confine, oltre ciò che rappresenta un limite, e renderlo un orizzonte, stimolando quel senso di curiosità, intraprendenza e caparbietà che permette poi di farsi strada e costruirne una propria. Facendoti anche capire che è bello creare qualcosa che può esistere nel tuo piccolo spazio (e che magari prima neanche esisteva), senza rinunciare ad espandersi.


3. Quali sono le fasi che portano alla realizzazione di una canzone e quando è che la consideri completamente ultimata?

Le mie canzoni non seguono mai un iter canonico. A volte viene prima il testo, altre volte la musica. In studio poi si fa tutto un lavoro di costruzione dove parole e melodia si influenzano e si plasmano a vicenda, lasciando poi posto alla fase di arrangiamento, registrazione e produzione del brano. Un lavoro fatto di concentrazione, tempi da rispettare e ispirazione, la quale però va disciplinata perché si tratta appunto di un mestiere. Quando poi la canzone appare come un cerchio che si chiude, quando dopo l’ennesimo ascolto senti di non toccare più nulla, allora vuol dire che è ultimata, o meglio, che ha iniziato davvero a prendere vita, pronta per essere condivisa.

4. Quanto è importante la sfera musicale nell’evoluzione di una società?

La musica e l’arte tutta sono strettamente collegate alla società, alle sue dinamiche e di conseguenza alla sua evoluzione. Esse sono il risultato e l’espressione di un processo collettivo e di un contesto che cambia in relazione alle epoche. Dalle forme e dai contenuti possiamo avere uno specchio della realtà in cui viviamo. La realtà influenza l’arte e viceversa, mettendo in relazione diversi aspetti della società. Un’occasione di conoscenza e riflessione preziosa, collettiva e individuale. Ed è infatti fondamentale nella vita di ognuno: uno strumento catartico per accedere ad una sfera ancor più intima ed interiore… per conoscere meglio noi stessi e per aver meno paura dell’altro. Ecco perché è altrettanto fondamentale tutelare il ruolo e l’importanza della musica, dell’arte, della cultura.


5. Quale messaggio cerchi di trasmettere con la tua musica e con i tuoi testi?

Nei miei testi ricorre l’idea di una femminilità e di un’identità che si afferma con forza, sensibilità, coraggio, consapevolezza, libertà, oltre stereotipi e pregiudizi. Una dimensione umana che mi piace indagare e condividere, al di là di tanti luoghi comuni.


6.Cosa pensi della musica in questo momento in voga tra le nuove generazioni?

Le nuove generazioni trovano appartenenza in un contenuto e in un linguaggio in cui si riconoscono. Generi che a volte vengono quasi “demonizzati” quando forse invece si dovrebbe ascoltare di più la voce di tanti ragazzi e tante ragazze che troppo spesso si sentono al margine. E ci si dimentica, inoltre, che i generi oggi in voga non nascono oggi, appunto, ma vengono da lontano (pensiamo al rap)… e a me, nelle loro forme migliori, piacciono. Credo che il problema sia più che altro legato ad un’educazione all’ascolto, alla conoscenza e al riconoscere ciò che è davvero di qualità; un problema più che altro legato all’industria musicale che troppo spesso si concentra su una sovrapproduzione abbassando e uniformando il livello, con canzoni da dover “mutilare” per aderire ai canoni del commercio, bombardandoci con ciò che dobbiamo ascoltare senza lasciare spazio così ad un’ulteriore fetta di bellezza che esiste e che è tutta da scoprire …  Ma questa è un’altra storia!


7. Come è nato il G StudioLab e quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

Dopo aver insegnato in varie scuole, decido – nel bel mezzo della pandemia! – di aprire il mio “vocal studio”. Una didattica del canto, della voce e della parola che parte dalle mura di un borgo umbro per raggiungere anche allievi fuori regione e all’estero. Con partnership di rilievo a livello nazionale che mi rendono molto grata. Con corsi attivi che riguardano il canto moderno, l’uso efficace e il potere della voce, la scrittura creativa. L’obiettivo prossimo è quello di proseguire al meglio, riconoscendomi sempre in ciò che faccio, ampliando sempre di più quell’orizzonte di cui parlavo prima, con lo stesso sguardo di quella ragazzina che – proprio come voi – sedeva ad uno di quei banchi… quello sguardo luminoso che vi auguro di non perdere mai!

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