NASCE “IL PRIMO GIORNO DELLA MIA VITA”
Il regista Paolo Genovese a Todi per presentare il suo nuovo film

TODI – Ebbene sì, è venuto Paolo Genovese a Todi. Grande emozione per tutti i tuderti, e per me, appassionata di cinema. Trovarsi faccia a faccia con un grande regista è un’esperienza da brividi, unica, e chi non vorrebbe incontrarlo?  Il cinema è qualcosa di impalpabile, e poterlo raggiungere anche solo con un tocco può essere il traguardo o l’inizio di un’avventura immensa e incancellabile. Il cinema è poesia, è un elemento magico per cambiare vita, per capire quali aspetti della nostra vita desideriamo sperimentare. Se siamo scontenti di qualche aspetto della nostra vita, basta entrare in un cinema, immergerci nel film, immaginare di trovarci al posto degli attori, e viaggiare. 

Cinema vuol dire recitazione, improvvisazione, sceneggiatura, scenografia, ma anche sentimento, impressione, passionalità e vita.

Come afferma Alfred Hitchcock:

«Il cinema è il “come”, non il “cosa”».

Paolo Genovese, di professione regista e sceneggiatore, si può definire un “artista romano in trasferta a Todi”; è incredibile quanto la nostra cittadina attragga maestri da tutta Italia, e da tutto il mondo (fra cui il fotografo americano George Tatge). Ci sarà pure un motivo, se Todi è straordinariamente perfetta.

Il nostro regista, diplomatosi al Liceo Classico, si è laureato in Economia e Commercio all’Università “La Sapienza” di Roma, e ha iniziato la sua carriera come autore di spot pubblicitari a Milano. Dopo i suoi primi film, ha diretto pellicole come “Immaturi”, “Una famiglia perfetta”, “Tutta colpa di Freud”, “Perfetti sconosciuti”, “Se mi lasci non vale” e “Supereroi”. Vi consiglio di vedere “Sei mai stata sulla Luna?”: non solo domina il tema dell’amore tra i due protagonisti, ma anche quello per la vita semplice.

Insignito di vari premi (fra cui il David di Donatello e il Ciak d’oro) anche al Tribeca Film Festival di New York per la miglior sceneggiatura con “Perfetti Sconosciuti”, Paolo Genovese ha scritto tre romanzi: “Il primo giorno della mia vita”, “Supereroi” e “Tutta colpa di Freud”. Riguardo la sua vita privata, è sposato e ha tre figli. Inoltre, “Perfetti sconosciuti” è entrato nel Guinness dei Primati diventando il film con il maggior numero di remake realizzati, arrivati attualmente a quota 18.

Avere la fortuna di intervistare un famoso regista non capita tutti i giorni. È indescrivibile la gioia che ho provato nel trovarmi di fronte a lui, o anzi, nel vederlo entrare dall’ingresso del cinema.

Grazie a lei e a Umbria Film Commission Todi sta diventando una vera e propria città del cinema, cosa rappresenta per lei la nostra città ed essere qui adesso?

«Per me è casa, perché sono stato accolto a Todi ormai 15 anni fa quando ho preso questo casale a San Damiano, quindi è diventata un punto di riferimento e quando posso vengo qui….Trovo che l’Umbria sia un posto meraviglioso per accogliere, ha dei paesaggi stupendi, e quindi questa attività mirata a portarvi il cinema è significativa perché l’Umbria, secondo me, ha la possibilità e le potenzialità di diventare una terra di cinema importante».

E…due parole sui giovani e il cinema?

«Il cinema è un’industria che penso offra tantissimi sbocchi e secondo me è necessario far conoscere le professioni del cinema, che è un’altra delle priorità di Umbria Film Commission, perché i ragazzi conoscono magari l’attore, il regista, forse lo sceneggiatore, ma in realtà ci sono decine e decine di professioni del cinema che neanche si conoscono e che invece potrebbero rappresentare in futuro un’opportunità lavorativa molto interessante. Quindi il nostro scopo è far conoscere tutte le possibili professioni esistenti nel cinema».

E adesso una piccola curiosità, che consiglio darebbe per la stesura di una buona sceneggiatura?

«Ci vorrebbero un paio d’ore per darne, però, se ne dovessi dare uno, è quello di guardare sempre la società, quello che ci circonda, perché una buona idea non ha di solito un valore assoluto, ma un valore tanto più forte quanto più è legata alla società che ci circonda. Molti film hanno successo perché riescono a cogliere un momento specifico della nostra società».

«I grandi film cominciano quando usciamo dal cinema».

WIM WENDERS

Un’ultimissima domanda, quanto spazio dà all’improvvisazione e quanto alla pianificazione (nella recitazione)?

«Poco all’improvvisazione. La sceneggiatura e la drammaturgia sono meccanismi complessi e vanno studiate a tavolino per funzionare. Per scrivere una buona sceneggiatura ci vuole tantissimo tempo, quindi io penso che vada molto rispettata. Poi una volta rispettata la sceneggiatura ci può essere dello spazio per l’improvvisazione, ma non dev’essere la regola, non dev’essere ciò su cui si fonda un film, perché un film si fonda sulla sceneggiatura scritta, e l’improvvisazione a volte può essere interessante, ma è un di più».

Lo scorso 19 febbraio Genovese era a Todi per presentare il suo nuovo film, “Il primo giorno della mia vita”, al cinema “Nido dell’Aquila”. «Non c’entra l’amore, una volta tanto», si evince dalla presentazione prima della visione. Il film tratta temi delicati ma indispensabili e toccanti, incarnati da personaggi reali tangibili e riscontrabili nella nostra quotidianità. Partendo dalla sceneggiatura, se da un lato la storia alimenta l’intrigante intreccio di vari personaggi, dall’altro i dialoghi risultano meno consistenti e più incisivi. Ma, nella sua semplicità, ripiegare sulle parole non dette si rivela a conti fatti una mossa vincente. Un altro pregio del film è la scenografia: Roma diventa personaggio essa stessa, in grado di interagire con gli umori dei protagonisti, in modo davvero suggestivo. Non mi capita quasi mai di piangere per un film, e questo è uno dei rari film per cui mi commuovo. Commozione alimentata dall’inimitabile canzone Hallelujah…

Questo è stato il primo giorno della mia vita in cui ho incontrato un regista, il primo giorno della mia vita in cui ho provato una così enorme emozione. 

Concluderei con una frase di Roberto Benigni:

«Il cinema è composto da due cose: uno schermo e delle sedie. Il segreto sta nel riempirle entrambe».

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