Una delle figure più importanti degli ultimi anni nel campo della ricerca scientifica è sicuramente quella di Andrea Baccarelli, un epigenetista ed endocrinologo clinico italoamericano, noto soprattutto per i suoi contributi accademici nel campo dell’epigenetica, della mitocondriomica e dell’epigenomica computazionale, impegnato nello studio sull’impatto delle esposizioni ambientali sulla salute umana.
Classe 1970, Andrea Baccarelli, dopo aver frequentato il nostro Liceo Jacopone da Todi, si è laureato con lode presso la Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Perugia. Ha successivamente conseguito il Master of Science in Epidemiologia presso l’Università di Torino, nel 2000, e il dottorato di ricerca in Epidemiologia Molecolare presso l’Università degli Studi di Milano, nel 2003. Ha completato la sua specializzazione in Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Milano e la sua borsa di studio post-dottorato presso la Divisione di Epidemiologia e Genetica del Cancro dell‘Istituto Nazionale dei Tumori, nel 2004. Insomma, un percorso universitario niente male!
Nel 2020 è stato eletto alla National Academy of Medicine e attualmente ricopre la carica di presidente dell’International Society of EnvironmentalEpidemiology. Baccarelli, oltre ad essere professore di scienze della salute ambientale presso la School of Public Health della Columbia University, sarà il prossimo Preside della Harvard School of Public Health. Dopo aver appreso quest’ultima notizia ci siamo messi in contatto con lui per fargli qualche domanda riguardante questa sua nuova carriera, e non solo.
1) Come ha avuto l’opportunità di diventare preside della Harvard T.H. Chan School of Public Health? Si sente pronto per ricoprire questo ulteriore grande ruolo?
E’ stata una progressione graduale e continua e le ore di studio e lavoro sui banchi del Liceo a Todi hanno avuto un ruolo fondamentale nella mia formazione personale e professionale. L’elezione alla National Academy of Medicine e il riconoscimento come uno degli scienziati più influenti al mondo negli ultimi dieci anni hanno permesso di rafforzare le mie credenziali per la posizione. Queste esperienze mi hanno fornito un’ampia comprensione delle sfide e delle opportunità nel campo della salute pubblica, rendendomi così pronto per assumere il ruolo di preside della Harvard T.H. Chan School of Public Health.
Questa opportunità è arrivata in modo inaspettato. Sono stato contattato durantel’estate dall’ufficio del Rettore di Harvard per una conversazione preliminare sulla posizione. Semplicemente l’essere considerato per una posizione così importante mi è sembrato incredibile. Sono seguiti colloqui con colleghi e la leadership della Università. A quel punto ero soltanto uno dei possibili candidati per la posizione. Sono stato ancora molto più sorpreso quando ho ricevuto una telefonata da lrettore di Harvard per offrirmi la posizione. E’ un periodo di grande entusiasmo, ma anche di grande trepidazione per il futuro. Non vedo l’ora di iniziare a gennaio!
2) Ha già in mente qualche compito o qualche progetto che vorrà mettere in atto una volta assunta la carica?
Una volta assunto il ruolo, esplorerò diversi ambiti. Uno di questi potrebbe essere l’invecchiamento delle popolazioni nei paesi economicamente avanzati, con un focus non solo sulla salute fisica, ma anche sulle sfide crescenti legate alle malattie mentali e alle dipendenze.
3) Può darci una descrizione della Chan School of Public Health e di cosa si occupa in particolare?
La Chan School si occupa di un’ampia gamma di argomenti legati alla salute pubblica, che includono, ma non si limitano, alla ricerca e l’intervento in aree come le malattie infettive, la salute globale, la nutrizione, l’ambiente e la salute, le politiche sanitarie, la biostatistica, e l’epidemiologia. Attraverso i suoi programmi di ricerca, la scuola mira a comprendere meglio i determinanti della salute pubblica e a sviluppare strategie efficaci per la prevenzione e il trattamento delle malattie.
4) Il programma Skills for Health and Research Professionals (SHARP) in che periodo è stato fondato e in cosa consiste?
Il programma, fondato presso la Columbia University dal nostro dipartimento di medicina ambientale nel 2017 sotto la mia direzione, è una risposta innovativa alle esigenze di formazione continua nel campo biomedico. Questo progetto è stato sviluppato con l’intuizione di fornire corsi intensivi che permettano ai professionisti di aggiornarsi senza la necessità di interrompere il proprio lavoro per periodi prolungati. SHARP si concentra su un’ampia varietà di argomenti rilevanti per la salute pubblica e la ricerca biomedica.
5) Secondo lei, la ricerca è ciò che potrà aiutarci a combattere il cambiamento climatico?
La ricerca gioca un ruolo fondamentale nel combattere il cambiamento climatico, ma è importante riconoscere che da sola non è sufficiente, per affrontare efficacemente il cambiamento climatico, è necessaria una collaborazione e un impegno collettivi che vanno oltre la ricerca. Ciò include l’adozione di politiche governative efficaci, il coinvolgimento attivo delle imprese e delle industrie nel ridurre la loro impronta di carbonio, e un cambiamento nelle scelte e nei comportamenti individuali.
6) Per cambiare argomento: negli ultimi anni si è incentivato quel fenomeno che viene definito come “fuga dei cervelli”, ovvero ragazzi giovani che vanno fuori dall’Italia per cercare lavoro. Cosa ne pensa a riguardo?
Non sono preoccupato per il fenomeno della ‘fuga dei cervelli’ in Italia. Viviamo in un mondo globale in cui le persone si spostano con maggiore facilità rispetto a 50 o anche 20 anni fa. È normale e persino salutare che le persone e le famiglie si muovano verso destinazioni che offrono opportunità di lavoro più interessanti e una vita più adatta alle loro preferenze.
7) Vorrebbe dare qualche consiglio ai giovani che devono ancora entrare nel mondo del lavoro, sperando magari di arrivare a compiere una carriera di successo come la sua?
La cosa più importante nel mondo del lavoro non è il successo, ma la scelta di un percorso professionale che consenta di esprimere le proprie capacità e interessi. Nel corso degli ultimi 15 anni, uno dei miei ruoli principali è stato quello di formare e indirizzare colleghi più giovani nel mondo della salute pubblica. Durante questo periodo, il mio consiglio per scegliere un percorso professionale si è sempre basato su tre pilastri fondamentali: considerare i propri interessi, le proprie capacità, ed i bisogno del mondo. È anche essenziale valutare onestamente le proprie competenze e punti di forza. Questo non significa limitarsi solo a ciò che già si sa fare, ma anche identificare le aree in cui si è disposti e motivati a crescere e a svilupparsi. La carriera ideale dovrebbe permettervi di utilizzare e migliorare le vostre capacità.
Di sicuro una figura importante come quella del professor Baccarelli può sicuramente essere fonte di ispirazione per tutti noi studenti del Liceo Jacopone da Todi, chissà quali opportunità potranno realizzarsi per ognuno di noi!
Elena Cardoni Lenticchia.
Molto molto interessante;)
Molto interessante:)