VIAGGIO NEL MONDO DELLA RICERCA – Intervista all’ex studentessa Giulia Pantella

Gli italiani svolgono da sempre un ruolo significativo nella ricerca scientifica, garantendo un futuro d’innovazione, crescita e benessere in diverse discipline. Dai contributi storici alle moderne scoperte, gli scienziati italiani continuano a lasciare un segno indelebile nel panorama mondiale, dimostrando la vitalità e la rilevanza della scienza nel nostro paese.

Giulia Pantella, classe 1998 , è una delle giovani eccellenze italiane a portare alto il nome del Liceo Jacopone da Todi nel mondo.

Dopo aver concluso il nostro liceo scientifico, Giulia ha completato i suoi studi dapprima presso la facoltà di Biotecnologie a Perugia, proseguendo poi con la magistrale a Bologna in Biologia Molecolare e Cellulare. Una borsa di studio dell’Università di Bologna le ha permesso di volare oltreoceano per conseguire un dottorato di ricerca, di durata triennale, presso il Wistar Institute di Filadelfia.

Prima che partisse per questa nuova esperienza ho avuto modo di scambiare due chiacchiere con lei.

Molto spesso si tende a parlare di fuga di cervelli dei giovani italiani verso l’estero per studiare. Perché hai intrapreso questa strada? Come vedi il futuro della ricerca in Italia? Quali motivi ti hanno spinta a partire?

Il Mondo della ricerca è un campo bellissimo in cui lavorare. Anche se i risultati del lavoro non sono immediatamente visibili, è straordinario scoprire come ognuno metta un tassello per il prodotto finale. 

È estremamente stimolante, c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire.

Avere la possibilità di fare questo tipo di esperienze all’estero permette di confrontarsi con altre realtà, apprendere una lingua come l’inglese è fondamentale nel mio ambito. 

Per quanto la preparazione italiana sia eccellente, gli studenti italiani sono molto apprezzati nel mondo. In Italia le finanze sono poche, non c’è molta sensibilizzazione su questi temi, banalmente si parte dalla gente comune, quando si va a votare non ci si interessa ai programmi di ricerca dei diversi partiti. 

Fortunatamente in Italia ci sono davvero belle menti, dalle nostre università escono ragazzi preparati, spero che in futuro ci siano più fondi e possibilità per chi decide di rimanere.

Molto spesso andare all’estero non è una scelta ma una necessità in cerca di opportunità migliori.

Di cosa si occupa il tuo laboratorio di ricerca? Quali sono gli obiettivi di questo studio?

Svolgerò il dottorato presso il centro di ricerca Wistar Institute, composto da 34 laboratori. Qui ci si occupa di ricerca in diversi ambiti, dalla regolazione del genoma allo studio di tumori e virus.

Anche Federica Severi, la mia compagna di banco durante gli anni del liceo,  lavora lì da un anno, collaborando in uno studio direttamente con il team di ricercatori vincitori del premio nobel quest’anno.

Il mio laboratorio studia P53, un regolatore trascrizionale, in parole povere una proteina che si lega al dna e altre proteine e fa si che alcuni geni vengano trascritti o silenziati. 

Nello specifico andrò a studiare PADI 4, un interrattore di P53 , che va a modificare P53 citrullinandolo. Vogliamo studiare come la citrullinazione, questa modifica post-traduzionale indotta su P53 della proteina, influisca sulle sue funzioni.

Questo studio fa capo ad una ricerca di base, il mio laboratorio non è specializzato in un singolo tumore ma nello studio di P53, il gene maggiormente mutato nei tumori umani.  La sua presenza è cruciale nel mantenimento della stabilità del genoma e nell’impedimento dell’insorgenza di mutazioni, proprio per questo motivo è chiamato “il guardiano del genoma”.

Il nostro obiettivo è quello di capire come P53, influenzato da altre proteine, regola il genoma e la sua risposta fenotipica.

Prima di intraprendere la strada del dottorato, ho avuto la possibilità di approcciarmi al mondo della ricerca anche durante la magistrale a Bologna, presso il Laboratorio di Oncologia sperimentale dell’Istituto Ortopedico Rizzoli. 

Lavorando direttamente con i pazienti abbiamo studiato il sarcoma di Ewing, tumore pediatrico che si sviluppa a livello di ossa e tessuti molli.

Quali sono le tue aspettative dal punto di vista professionale e personale?

Vorrei acquisire le capacità e le competenze necessarie ad essere competitiva nel mondo del lavoro, ampliare le mie conoscenze sia a livello teorico che a livello pratico. All’estero disponendo di più fondi vengono utilizzate tecniche più avanzate. Disporre di un background e una forma mentis solidi permette di spaziare e cambiare ambito nel campo della ricerca.

Dal punto di vista personale spero che questa esperienza possa farmi acquisire sicurezza in me stessa. Spesso veniamo travolti dalla cosiddetta “sindrome dell’impostore”, ovvero non sentirsi mai all’altezza di raggiungere i propri traguardi. Qualche anno fa non avrei mai pensato di poter vivere questo sogno, mi auguro di continuare a viaggiare per qualche altro anno prima di tornare a casa in Italia e magari vivere sui colli bolognesi!

Quando sei uscita dal liceo eri già convinta del tuo futuro?

Sono sempre stata orientata verso le materie scientifiche, e la mia scelta è ricaduta su Biotecnologie. Pur essendoci diverse magistrali di questa facoltà Biologia cellulare e molecolare era la più adatta a me, preparando lo studente prettamente alla ricerca, a sviluppare un approccio critico anche a leggere articoli scientifici in ambiti più ampi. Come in tutti i percorsi ci sono stati momenti di difficoltà, ma la preparazione liceo mi ha aiutata molto ad affrontare i primi esami universitari.

Cosa consiglieresti a chi volesse intraprendere il tuo stesso percorso? 

Tanta forza di volontà, studio, e determinazione per perseguire i propri obiettivi. 

Al di là dei confini territoriali nel mondo scientifico c’è collaborazione. La competizione è necessaria, ma tenendo sempre a mente questo spirito: la ricerca è un lavoro che può essere portato a compimento solo cooperando in gruppo.

Personalmente non ho avuto dubbi nella scelta dei corsi di studio perché il liceo mi ha indirizzata in questi ambiti, ma in ogni caso è importante interessarsi e informarsi su cosa offrono gli stessi corsi in atenei diversi.

Mi ha sempre affascinato l’effetto butterfly e come questo si manifesti nella scienza, infatti anche una singola mutazione nella sequenza del DNA può creare effetti enormi nel manifestarsi della vita. Queste “variazioni” che apparentemente sembrano non seguire una logica, in realtà molto spesso fanno parte del percorso, quindi il mio consiglio sincero a chi volesse intraprendere questa strada, e, non solo, è di non lasciarsi abbattere, per un esame andato male, o se ci si mette un pò più del previsto. Ognuno di noi ha i suoi tempi, bisogna ascoltarsi e rispettarsi, nessuno è sbagliato.

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