OTELLO DI ANDREA BARACCO

TODI – Il 10 gennaio di quest’anno abbiamo avuto finalmente l’occasione di vedere “Otello”, l’ultima opera teatrale del regista Andrea Baracco, prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria, con la drammaturgia di Letizia Russo che dopo il debutto nel piccolo teatro Cucinelli di Solomeo, frazione di Corciano, e la più recente messa in scena alla grande sala del Teatro Carcano di Milano è arrivato anche al nostro caro Teatro Comunale di Todi.

In questa rivisitazione dell’opera originale di William Shakespeare c’è stata una scelta registica che più di tutte ha lasciato perplesso il pubblico: un cast completamente al femminile.

Ci sono stati subito naturalmente coloro che hanno gridato al “politicamente corretto” davanti ad una scelta fatta a prima vista solo per ingraziarsi il pubblico femminile ma cercando più affondo possiamo capire la verità. Infatti come dice proprio di Baracco nelle sue note di regia: «Non si tratta di una scelta estetica. Ma poetica». Il suo intento non era quello di cambiare l’opera originale per il semplice gusto di farlo, bensì portare lo spettatore a rivalutare ciò che sa dell’opera e dei suoi personaggi, lasciandosi dietro ogni aspettativa e stereotipo per aprirsi ad un’analisi più profonda di ciò che crede sia reale rispetto a ciò che vede, sulla realtà che su sé stesso. Il tema che più di tutti tenta di toccare è proprio quello della finzione, dell’inganno, perché in fondo questo è teatro, quindi la prima domanda che sorge una volta conclusosi lo spettacolo è “Cosa nella mia vita è reale, e cosa è solo una finzione? Solo una messa in scena teatrale?”.

Il protagonista, possiamo dire, dell’opera, Iago, in fondo non è altro che questo: un maestro dell’inganno, che sfrutta pregiudizi ed invidia altrui per arrivare al suo fine o anche per citare ancora il regista: «Un autore che plasma i propri personaggi, un regista che crea l’universo in cui farli vivere e morire, un attore che conosce l’altro da sé perché non ha paura di conoscere se stesso.»

E va detto che l’attrice Federica Fracassi è riuscita a impersonare questo ruolo alla perfezione con una recitazione drammatica e di trasporto, che nulla va a togliere al resto del cast, assolutamente dello stesso calibro. Una menzione di rilievo va fatta per Viola Marietti che va ad inscenare un ‘clown’ strambo che però subito si capisce celare temi molto più profondi di questo: la fatalità della vita umana e il suo libero arbitrio in un mondo ostile.

Inoltre questo spettacolo riesce a sorprende anche i più appassionati dell’opera, con scene originali assolutamente da non perdersi e un set sempre in movimento abbellito dal magnifico lavoro di luci di Simone De Angelis.

Va detto forse che per i meno abituati i 175 minuti di durata potrebbero aver gravato sul godimento dell’opera tuttavia non ho ancora trovato nessuno che sia riuscito ad uscire senza che questo spettacolo gli abbia lasciato qualcosa da ricordare e su cui riflettere.

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