L’eccessiva digitalizzazione: una minaccia per l’inclusione sociale?

Connection between human and the virtual world

Negli ultimi decenni, l’uso crescente di dispositivi informatici ha trasformato radicalmente la nostra società, rendendo la tecnologia sempre più centrale nella vita quotidiana. Tuttavia, questa rapida evoluzione digitale porta con sé il rischio di escludere una parte significativa della popolazione.

Mentre molte persone in tutto il mondo godono dei vantaggi della connettività, una parte considerevole della popolazione, specialmente nelle aree rurali o in paesi in via di sviluppo, continua ad affrontare sfide nell’accesso a dispositivi e connessioni affidabili. Questa “frattura digitale” crea una disparità, privando le persone di risorse fondamentali come istruzione online, opportunità di lavoro remoto e servizi essenziali.

L’esclusione digitale si manifesta anche attraverso la mancanza di competenze tecnologiche. Molti individui, specialmente quelli di età più avanzata, possono trovarsi in difficoltà nel navigare nel mondo digitale a causa della mancanza di familiarità con le nuove tecnologie. Se da un lato la tecnologia offre agli anziani opportunità di connessione, apprendimento e assistenza, dall’altro essa può essere fonte di frustrazione e isolamento per coloro che non sono cresciuti con essa. Oramai anche solo per avere una ricetta medica serve un indirizzo mail, per leggere un menù o guardare gli orari dell’autobus bisogna avere uno smartphone e inquadrare il QR Code, per accedere a molti servizi è necessario avere un’identità digitale (SPID)…ma siamo sicuri che questo sia alla portata di tutti?

Più del 67% degli anziani italiani non è capace di usare internet. Anche se negli ultimi anni l’avvento della pandemia può aver avvicinato qualche over 65 alla tecnologia, assottigliando il divario, tuttavia la sua resistenza resta comunque innegabile e a tratti sconvolgente. Nel nostro Paese la curva demografica è sempre più tendente alla terza età, di pari passo con uno scarso livello di digitalizzazione. Ciò potrebbe tradursi in un’ulteriore marginalizzazione di chi è già in una posizione vulnerabile, creando una società a due velocità in cui alcuni possono prosperare digitalmente, mentre altri restano indietro. Nel 2040 ci saranno oltre 19 milioni di anziani, con un incremento del 38,5% (+5,3 milioni di over 65). Saranno tutti veramente pronti ad accogliere questo grande cambiamento?

La tecnologia potrebbe consentire loro di rimanere in contatto con familiari ed amici attraverso videochiamate, messaggistica istantanea e social media, riducendo così il senso di isolamento, ma devono essere in grado di usare uno smartphone, navigare in internet, aprire un account personale.

Per favorire l’inclusione digitale di quest’ultimi bisognerebbe offrire corsi di formazione ad hoc per insegnare loro le competenze di base necessarie.

È fondamentale adottare, dunque, approcci inclusivi per garantire che l’innovazione digitale non lasci nessuno indietro. Ciò implica non solo fornire accesso universale alla connettività e ai dispositivi, ma anche investire nella formazione digitale per tutte le fasce di età. Le istituzioni devono adattarsi per offrire alternative non digitali, assicurando che nessuno venga escluso dalle opportunità che la tecnologia può offrire, creando così una società inclusiva ed equa.

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