BATTAGLIE RAP TRA L’ANTICA GRECIA ED OGGI

L’idea di un coetaneo di Socrate che se ne andava a spasso per le campagne e che incontrando altri contadini o pastori metteva su delle vere e proprie “battaglie rap” può sembrare una storiella anacronistica nata dall’immaginazione di una classicista annoiata in classe, ma se vi dicessi che è successo davvero?

Ce lo riporta Teocrito, scrittore siracusano del terzo secolo a.C., che per primo ritenne questi componimenti campagnoli degni di essere riportati su carta (o su papiro, per essere più precisi). Ed è dentro le sue opere, specialmente i famosi “Idilli”, che Teocrito ci va ad illustrare la figura del pastore bucolico esperto di musica e poesia che improvvisava delle vere proprie gare di versi con altri cantanti come lui, i cosiddetti “canti amebei”.

I temi potevano essere i più disparati, quelli riportatici dal poeta sono per lo più di stampo amoroso o pastorale-bucolico, ma è interessante vedere un idillio in particolare che prende una forma che a noi potrebbe sembrare familiare.

L’Idillio 5 infatti, tra Comata e Lacone, va a descrivere un duello poetico dai toni ironici e provocatori, nella quale i due pastori, con il pretesto di una pelliccia rubata e lodando i propri pregi e talenti, sbeffeggiano l’avversario anche con storie che risulterebbero sconvolgenti perfino ai giorni nostri, specialmente da parte di Lacone (che non solo insulta quello che una volta era il suo maestro, ma ne ridicolizza la povertà e il rapporto di sottomissione nei confronti del padrone). Mentre leggevo questa schermaglia poetica mi sono tornati alla mente altri scontri che avevo visto andare virali poco tempo prima sui social, italiani e non.

Basti pensare al “dissing” tra Tony Effe, Fedez e Niky Savage, tra i Mecontrote e i D’insieme, tra Beba e Chadia, insomma se ne potrebbero nominare molti, questi sono solo alcuni dei più recenti. E anche qui le motivazioni possono andare dai tradimenti ai duetti rifiutati, o ancora ai tentativi di plagio (un po’ come il furto del nostro caro Lacone). Inoltre gli sfidanti passano spesso dall’attaccare dettagli di poco rilievo al fare commenti anche pesanti (passando dallo schernire la calvizie altrui a prendersi gioco delle famiglie, delle mogli o dei figli dell’altro artista).

Ma non mi interessa tanto giudicare le azioni dei singoli artisti, quanto riflettere su come attività così simili abbiano preso piede in epoche tanto distanti senza alcuna correlazione culturale, storica o temporale. Come se l’esprimerci liberamente ed improvvisamente fosse innato nell’animo umano, o come se tutti gli artisti nelle società più opprimenti si esprimano insultandosi a vicenda, reindirizzando la loro rabbia per il mondo l’uno contro l’altro. Forse perché, non avendo altri mezzi di potere, è l’unico modo che hanno per sfogare la rabbia contro le vere fonti di stress (il loro capo, lo Stato, la sorte, ecc…).

Per molti tra quelli che si sentono più maturi, questa pratica può sembrare incivile, immorale o addirittura dannosa per la società e per i giovani, ma il fatto che, come abbiamo visto, già dai tempi degli antichi greci venivano praticate gare molto simili non è forse segno di quanto siano naturali? Se fossero davvero così scandalosi, allora il mondo non sarebbe andato da tempo allo sbaraglio?

Nihil sub sole novum” dicevano gli antichi: “nulla di nuovo sotto il sole”. Abbiamo capito che l’uomo è sempre stato portato a ricercare degli svaghi appaganti e le storie, le faide ed i litigi altrui sono sempre stati i più interessanti (basti guardare tutta la tradizione comica dall’antichità all’Ottocento), quindi prendiamo questi pezzi con la leggerezza che è giusto attribuirgli e se la cosa non è di nostro gradimento basta scorrere oltre.

E voi l’avete sentita l’ultima su Kendrick Lamar?

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