FU VERA GLORIA?
Focus su Alessandro Manzoni a 150 anni dalla morte

Romanziere, scrittore e drammaturgo, un punto di riferimento della cultura italiana…

Il 2023 è l’anno in cui viene celebrato il centocinquantesimo anniversario della morte – avvenuta il 22 maggio 1873- di Alessandro Manzoni; uno degli scrittori, ancora oggi, a un secolo e mezzo dalla sua scomparsa, più apprezzati e, soprattutto, studiati nelle scuole italiane.

Nasce a Milano, allora parte dell’impero asburgico, il 7 marzo del 1785, da Giulia Beccaria e Pietro Manzoni: in realtà è risaputo che il suo vero padre fosse Giovanni Verri, un uomo con cui la madre ebbe una lunga relazione extraconiugale.

Sono anni difficili i suoi, in quanto soffre in primis della separazione dei genitori, e in più subisce prepotenze dai compagni e degli stessi insegnanti: lo studio e la scrittura furono le sue ancore di salvezza, alle quali si appiglia già in tenera età e che divennero per lui dei veri caposaldi della sua esistenza.

Manzoni voleva scrivere le sue opere in una lingua comprensibile a tutti, ma agli inizi del XIX secolo, la lingua degli scrittori e la lingua della gente comune erano molto lontane: gli scrittori scrivevano nell’italiano letterario, la gente comune parlava in dialetto e in Italia, anche all’epoca, esistevano centinaia di dialetti. Nel 1823 Manzoni scrive una prima volta il suo romanzo più celebre, ma è intriso di francesismi, lombardismi e del fiorentino antico di Dante, Petrarca e Boccaccio: una lingua bella, ma morta, che nessuno usava per parlare. Egli, aveva a disposizione anche una lingua viva: il suo dialetto milanese, ma la gente comune voleva qualcosa di nuovo, serviva una lingua nuova. Di conseguenza, Manzoni, un po’ come Dante che utilizza il volgare rispetto alla lingua latina, cerca di rinnovare quest’ultima rendendo dunque il suo romanzo degno di essere apprezzato. Ecco allora la sua idea: riscrivere il suo romanzo in fiorentino sì, ma nel fiorentino parlato ai suoi tempi, quindi in una lingua viva, non morta. 

Pertanto, buona parte della sua fama è dovuta a I Promessi Sposi, considerato vero e proprio capolavoro della nostra letteratura. L’importanza dell’opera fa sì che la figura di Manzoni sia familiare persino ai giovanissimi: impossibile trovare chi, fra i banchi di scuola, non abbia mai sfogliato le pagine manzoniane dedicate all’amore travagliato di Renzo e Lucia, ma anche al contesto storico e sociale del tempo. Proprio questo aspetto rende il romanzo così tanto importante anche sotto il profilo storico e sociale.

Roberto Bizzocchi, in un saggio a 150 anni dalla morte dello scrittore, analizza gli aspetti più profondi dell’opera: “Al centro ci sono i diritti dei deboli contro gli abusi dei potenti. Il lavoro sulla lingua unì la penisola”.

La prima parte del pensiero di Manzoni, è analitica, illuminista. Egli, ha una forte disillusione verso la capacità umana di cavarsela da solo: l’uomo non può badare da solo a sé. Sebbene abbia una visione negativa dell’uomo, egli ne è comunque fortemente interessato. Per lui non è importante lo studio di guerre e dei forti, bensì è interessato a cosa accade alle popolazioni misere, alle loro condizioni…

Per questo, preferì dedicarsi a una visione edificante della realtà e scrivere libri educativi, “a fin di bene”. Manzoni pensa che il bene faccia bene a chi lo compie prima che a chi lo riceve; e che generi bene.

I Promessi Sposi sono il romanzo di un intero popolo, e offrono un ritratto fedele degli italiani, di ieri e di oggi. Un romanzo di tutti e per tutti, fin dai banchi di scuola.

Milano, la città resa celebre dai Promessi Sposi, ricorda Alessandro Manzoni, con un lungo programma di eventi a 150 anni dalla sua morte – Un programma che si svilupperà per oltre sei mesi – da maggio a novembre – attraverso 24 eventi e 2 festival che appartengono alla tradizione lecchese.

“Per la nostra città – afferma il sindaco di Lecco, Mauro Gattinoni, – Manzoni e la sua opera costituisce un elemento fondante della storia della nostra lingua e della letteratura europea”.

Nel 1883 in piazza San Fedele a Milano, di fronte alla Chiesa di San Fedele, è stato eretto il monumento di Alessandro Manzoni, una statua in bronzo di Francesco Barzaghi. Fu proprio sui gradini della chiesa che il 6 gennaio 1873 lo scrittore cadde uscendo da messa, provocandosi una ferita al capo che lo portò alla morte il 22 maggio di quello stesso anno. Se la sua fu vera gloria, spetta ad ognuno di noi giudicare, ma di sicuro possiamo ben dire che i lettori del suo celebre romanzo non furono solo venticinque come il poeta pensava o temeva!

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