Da quarant’anni accanto ai più fragili

Il Centro Speranza è una struttura sanitaria situata a Fratta Todina che ospita e assiste persone con disabilità, promuovendo il loro diritto a un’esistenza piena e dignitosa e sostenendo la loro famiglia. 

Viene gestita dalla Congregazione delle Suore Ancelle dell’Amore Misericordioso le quali, dal 1984, offrono al territorio umbro un servizio riabilitativo, socio-riabilitativo ed educativo qualificato e all’avanguardia grazie alla preparazione e all’umanità dell’équipe.   

Per intraprendere un percorso nella struttura, è necessario un primo colloquio tra assistente sociale e famiglia/tutore, dove vengono valutati tutti i bisogni del ragazzo e fornite le giuste informazioni.

Dopodichè l’equipe medico-psico-pedagogica, formata da personale specializzato quale neurologo, psicologo, psicoterapeuta, logopedista, fisioterapista… elabora progetti riabilitativi individuali, contenenti terapie, vari tipi di esperienze e laboratori per accompagnare ogni assistito in un progetto di vita completo di percorsi specifici.

Come afferma il referente Sig. Giuseppe Antonucci: “E’ fondamentale per il Centro che i ragazzi si sentano riconosciuti e apprezzati per quello che fanno e che riescano ad esprimere al massimo le loro potenzialità”.  L’agire dell’equipe multidisciplinare del Centro Speranza è ispirato ai dettami del Trattamento Pedagogico Globale, metodo riabilitativo ed educativo ideato da Vittorina Gementi, secondo cui  la persona disabile deve essere considerata non nella sua difficoltà, non per ciò che le manca e in ciò in cui è carente, ma nella sua totalità e globalità di persona che vive, sente, ama, prova sentimenti ed emozioni. Perciò la finalità di questa filosofia personalistica cristiana è quella di favorire la crescita armonica e globale della persona assistita.

La struttura mette a disposizione percorsi di sostegno psicologico e di crescita anche alle famiglie, per capire come affrontare e superare le difficoltà e condividere pensieri ed emozioni.

Il Sig. Antonucci preannuncia che in occasione del quarantesimo anniversario, il Centro Speranza ha intenzione di tenere un convegno a cui parteciperanno molte associazioni del territorio nazionale per promuovere nuove tecniche di riabilitazione e discutere su numerosi progetti.

Verranno inoltre organizzate varie attività tra cui una Camminata nel mese di Settembre, simile a quella fatta nel Maggio 2022, questa volta coinvolgendo le scuole del territorio; nel mese di Ottobre è invece previsto un laboratorio teatrale. 

Abbiamo avuto il piacere di sentire la testimonianza del professore di scienze naturali del nostro liceo, Carlo Ceccarini, molto disponibile a parlarci del percorso di suo figlio Francesco nel Centro Speranza. 

Come e quando è avvenuto l’ingresso di Francesco nel Centro? Conoscevate già la struttura?

Io e mia moglie abbiamo deciso di far intraprendere questo percorso a Francesco nel 2003, due anni dopo la sua adozione. Inizialmente eravamo un po’ titubanti poiché Franci era abituato a stare sempre con noi, quindi non sapevamo come avrebbe reagito. Per questo il suo ingresso è stato graduale: nel primo periodo andava solo di mattina, poi con il tempo, ci siamo fidati del personale sensibile e delicato e abbiamo deciso di farlo fermare fino al primo pomeriggio. Non conoscevamo la struttura dato che prima di Francesco non avevamo mai avuto alcun tipo di rapporto con le persone disabili, sapevamo solo della sua esistenza.

Non a caso però, forse un segno del destino, il Centro si trova solo a 5 km da noi!!

Come ha reagito Francesco dovendosi relazionare quotidianamente con altre persone al di fuori di voi?

Ci ha sorpreso: non avevamo dubbi sul fatto che potesse stare bene lì, ma oltre le attività terapiche quotidiane, ne ha fatte altrettante di socializzazione che lo hanno aiutato molto. Credo il Centro sia molto di più di un posto di terapia, soprattutto grazie agli operatori e alle suore che vivono la relazione con i nostri ragazzi non solo come un servizio, un sostegno, ma anche come un’opportunità per ricevere qualcosa. Anche se non parlano o non camminano, tramite un solo sguardo possono dire tutto, possono ringraziare e questo viene apprezzato tantissimo dal personale, che lavora davvero con amore. Alla fine della nostra vita solo ciò che abbiamo fatto per gli altri sarà eterno, tutto il resto sparirà e in questo posto si vive continuamente tale esperienza. 

Continuate tutt’ora ad avere contatti diretti con gli operatori?

Si certo, facciamo molti incontri di pomeriggio per aiutarci e parlare della nostra situazione; inoltre siamo entrati nell’Associazione Madre Speranza, che sostiene il Centro Speranza dal punto di vista culturale e finanziario, di cui sono stato vicepresidente qualche anno fa.

Ho avuto anche il piacere di essere uno dei professori referenti di un progetto che permetteva un forte contatto tra la nostra scuola e i ragazzi del Centro, interrotto purtroppo negli anni del Covid e che mi farebbe molto piacere riprendere. 

Il Centro è aperto tutto l’anno? Offre corsi estivi?

La struttura è aperta sempre tranne due settimana nel periodo di Ferragosto; nei mesi estivi inoltre le famiglie, su base volontaria, possono scegliere se mandare i propri figli al mare con gli

accompagnatori disponibili. Noi ci abbiamo mandato Francesco per quattro anni consecutivi quando era più piccolino: ha avuto modo di crescere, di abituarsi un po’ al distacco dai genitori anche se per una sola settimana, di vivere anche un minimo di autonomia ed è stato molto importante anche per noi.

Il paese più civile è quello che dedica la percentuale più elevata dei suoi beni a chi ne ha più bisogno, questo eleva la natura umana al di sopra della mera organicità di un essere vivente. La nostra coscienza dovrebbe portarci a fare ciò che per sopravvivenza non saremo mai portati a fare e cioè rinunciare a qualcosa di tuo per darlo a chi non ne ha. Queste realtà devono stare quotidianamente in mezzo agli altri per dimostrare che si può vivere in maniera felice e serena anche in situazioni oggettivamente complicate, per dare speranza alle famiglie in difficoltà. Non si fatica ad occuparsi di un disabile, anzi… vivi oltre, vivi un’esperienza di paradiso, perciò penso sia molto importante che il sostegno da parte di tutta la comunità. 

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