LA RAGAZZA DEL MARE: UNA STORIA CHE RIMARRÀ IMPRESSA
Ci sono pochi film che anche a distanza di giorni e settimane rimangono nel cuore: ecco “La ragazza del mare” è uno tra questi.
Questo film racconta l’emozionante storia di Gertrude Ederle, la prima donna ad attraversare La Manica a nuoto, una delle sfide più difficili dell’epoca. Siamo negli Stati Uniti, tra gli anni ’20 e ’30 del lontano 1900, un periodo storico fermo alla convinzione che le donne fossero incapaci di compiere attività da uomo ed erano adatte solo a prendersi cura dei figli e della casa.
L’interpretazione di Daisy Ridley (la Rey della nuova saga di Star Wars) nei panni della nuotatrice, è autentica e vera, riuscendo a immergersi perfettamente nel personaggio. È in grado di trasmettere la forza, la determinazione e il coraggio della nuotatrice, ostinata a voler abbattere i pregiudizi e compiere un’impresa in cui pochissimi uomini erano riusciti ad emergere vivi. La sua storia si intreccia con altre persone che saranno essenziali per la sua crescita, in particolare la madre Anna Ederle e sua sorella maggiore Margherita Ederle.
Inizia tutto nel 1914, quando Trudy, ancora bambina, sopravvive al morbillo e si viene a sapere che in un naufragio la maggior parte delle vittime erano donne perché non sapevano nuotare. Da questa tragedia, la madre Gertrude decide che i suoi figli dovranno imparare a nuotare. Nonostante il rischio di perdere l’udito a causa del morbillo, Trudy si appassiona a questo nuovo sport, determinata a voler eccellere. In poco tempo, con il supporto della madre e dell’istruttrice Charlotte Epstein migliora rapidamente, conquistando diversi record mondiali. Mentre sua sorella Meg si allontana dal nuoto, Trudy viene selezionata per le Olimpiadi di Parigi del 1924.
Ma il suo allenatore Jabez Wolffe a causa del suo sessismo non aveva fatto allenare lei e le sue compagne nelle settimane precedenti alle gare per non disturbare gli atleti maschi e questo le impedì di ottenere il massimo dei risultati, vincendo “solo” un bronzo.
Ma la vera sfida arriverà quando Trudy deciderà di attraversare a nuoto La Manica; le sue acque sono tra le più pericolose al mondo: ci sono correnti devastanti, maree potenti, condizioni meteo imprevedibili, squali e meduse velenose che possono rendere il nuoto veramente rischioso.
Impresa riuscita solo da pochi atleti, tutti uomini.
Di questo film, mi ha particolarmente colpito la parte finale (ma non posso fare spoiler) e una scena che secondo me, sottolinea con maggiore intensità la sua determinazione a raggiungere i suoi obiettivi: in questo episodio, il suo allenatore che non voleva sponsorizzare l’evento, promette ironicamente di farlo a patto che Trudy nuoti da New York al New Jersey in sole tre ore: Trudy riuscirà nell’impresa, dimostrando la sua straordinaria abilità e volontà di abbattere i limiti.
È una scena molto emozionante e anche piena di suspense, che trasmette una certa tenacia per affrontare qualsiasi cosa.
Penso che sia un film meraviglioso, affascinante, che restituisce il giusto valore a Trudy, la grande nuotatrice che rischiava di essere dimenticata nel tempo: perché penso, nello sport, come nella vita, non importa se non abbiamo aiuto, se non siamo nell’ambiente giusto o se non abbiamo nessun amico che ci aiuti: non dobbiamo abbandonare i nostri sogni. Magari non ci arriveremo così velocemente, ci saranno diversi ostacoli, avremo bisogno del nostro tempo, ma l’importante è non mollare. Trudy ha dimostrato che possiamo diventare tutto, purché la mente sia libera da qualsiasi condizionamento.
FRANCESCA D’ANGELO
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