TODI- Ha compiuto cinque anni lo “Spazio d’ascolto” o “Servizio di consulenza pedagogico- clinico” del Liceo “Jacopone da Todi”. Inaugurato nell’anno scolastico 2011/2012, offre agli studenti, ai genitori e al personale docente uno sportello psicologico gratuito, curato da Federico Pettinari, dottore in Scienze dell’Educazione e in Psicologia, esperto nell’educazione pro-sociale, nonché ex allievo del nostro Istituto, che si è impegnato nel pieno delle sue capacità in questo progetto che la nostra scuola offre per garantire il benessere dei propri studenti e un aiuto educativo e personale. Abbiamo quindi rivolto al dottor Pettinari qualche domanda per capire come si è evoluto il progetto in questi anni e come sia di aiuto per chi usufruisce di tale servizio.
Perché è nato lo “Spazio d’ascolto”?
Lo “Spazio d’ascolto” è nato per affrontare problematiche educative, condividere vissuti e opinioni, proporre un supporto in ordine a questioni didattiche e metodologiche, offrire consulenze su aspetti che emergono dalla quotidianità, sostenere e favorire l’evoluzione e la crescita degli studenti. In particolare, esso si caratterizza come una possibilità per lo studente di dialogo, di condivisione di vissuti, di confronto in merito a questioni personali o prettamente riferibili al contesto educativo e formativo. Tra le caratteristiche più interessanti dello “Spazio d’ascolto” va evidenziata l’opportunità di supportare l’allievo nel superamento delle difficoltà che incontra nel proprio percorso di studio.
Quanti sono gli studenti che si rivolgono a lei? Nel corso degli anni c’è stato un aumento di numero?
Indicativamente, quest’anno, una trentina di studenti, più quattro insegnanti e sei genitori. Le richieste per usufruire del servizio sono state, fin dai primi momenti, molto numerose, tanto da richiedere delle ore aggiuntive rispetto al calendario prefissato, per poter andare incontro alle esigenze che, mano a mano, si presentavano. Questo grande successo del servizio indica, quindi, come esso risponda a bisogni reali e profondi, in particolare degli studenti, ai quali la scuola presta un ascolto empatico e partecipe. In totale abbiamo superato le cento richieste.
C’è una prevalenza maschile o femminile?
Essendo una scuola frequentata più da femmine che da maschi, la prevalenza è femminile, anche perché, essendo un servizio dove si parla di sé, l’elemento femminile “dialoga” più facilmente rispetto a quello maschile che tende, invece, a non esternare i propri sentimenti o emozioni; i ragazzi, specialmente a questa età, tendono a risolvere le loro questioni da soli, a non parlarne con altri.
Di quale natura sono i disagi che si manifestano più spesso?
I disagi sono di natura differente. Ci sono quelli relazionali (rapporti con i familiari, professori), quelli di natura più interiore (autostima), quelli legati alla scuola (attinenti l’inserimento, la metodologia di studio, le difficoltà negli apprendimenti, la motivazione, il raggiungimento dei risultati), poi ci sono quelli più personali e legati alle esperienze traumatiche che si sono vissute (episodi che hanno lasciato una certa traccia), quelli, infine, legati alle emozioni (ansia, preoccupazioni, paure) e anche aspetti che riguardano le relazioni amorose (sofferenze che riguardano storie finite male o comunque difficili).
Con quale frequenza incontra i ragazzi?
Da calendario io vengo una volta ogni quindici giorni, un martedì sì e uno no da ottobre a maggio. In genere chi inizia prosegue sempre, ci sono anche ragazzi che vengono da tre anni. Purtroppo, essendo numerose le richieste e avendo tre ore a disposizione, devo fare incontri brevi da mezz’ora, spesso vengo anche di mattina.
Con quale modalità si svolgono le sedute?
Il pomeriggio l’incontro avviene in un aula del liceo, mentre la mattina nella presidenza e la modalità è quella colloquiale, siamo seduti e abbiamo una conversazione normale.
Quanto può secondo lei incidere sulla vita scolastica e sul rendimento di uno studente questo servizio che la scuola offre?
Essendo un servizio che punta al benessere della persona e a far sì che quella persona, parlando di sé e tirando fuori da sé tanti propri vissuti, possa dare un senso diverso a certe esperienze e vivere più serenamente e con meno ansia certe situazioni, sicuramente tutto questo influisce in maniera positiva sull’apprendimento, perché più io sono tranquillo, sereno, più il livello di autostima è alto, più ho attenzione e motivazione allo studio, più riesco ad affrontare meglio le situazioni e a gestire le prove, siano esse scritte o orali. Quindi il mio obiettivo è quello di far sì che tutto quello che io dico implicitamente nell’incontro si trasferisca non solo nel rendimento ma anche nella vita sociale. L’apprendimento è uno degli obiettivi principali. Naturalmente non sempre questo tipo di servizio è sufficiente, non sempre il supporto che io posso garantire in quindici giorni è sufficiente per tutte le situazioni; per questo motivo invio delle persone ad altri servizi esterni, ad altri professionisti che possono incontrare più frequentemente la persona, per avere un setting diverso.
Filippo Fornetti
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